Page 992 - Giorgio Vasari
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credere,  che  seco  medesimo  si  dolesse  Tiziano.  Alfonso  dunque

               messosi  con  quel  maggiore  studio  che  gli  fu  possibile  a  lavorare,
               condusse  con  tanta  diligenza  a  fine  la  testa  di  marmo,  che  fu
               giudicata cosa rarissima. Onde meritò, portandola all'imperatore, che
               Sua Maestà gli facesse donare altri trecento scudi. Venuto Alfonso per

               i doni e per le lodi dategli da Cesare in riputazione, Ippolito cardinal
               de'  Medici  lo  condusse  a  Roma,  dove  aveva  appresso  di  sé,  oltre
               agl'altri infiniti virtuosi, molti scultori e pittori; e gli fece da una testa

               antica molto lodata ritrarre in marmo Vitellio imperatore. Nella quale
               opera,  avendo  confirmata  l'openione  che  di  lui  aveva  il  cardinale  e
               tutta Roma, gli fu dato a fare dal medesimo in una testa di marmo il
               ritratto naturale di papa Clemente Settimo; e poco appresso quello di
               Giuliano de' Medici padre di detto cardinale; ma questa non restò del

               tutto  finita.  Le  quali  teste  furono  poi  vendute  in  Roma  e  da  me
               comperate  a  requisizione  del  Magnifico  Ottaviano  de'  Medici,  con
               alcune pitture. Et oggi dal signor duca Cosimo de' Medici sono state

               poste nelle stanze nuove del suo palazzo, nella sala dove sono state
               fatte  da  me  nel  palco  e  nelle  facciate,  di  pittura,  tutte  le  storie  di
               papa  Leone  Decimo;  sono  state  poste  dico  in  detta  sala  sopra  le
               porte fatte di quel mischio rosso che si truova vicino a Fiorenza, in
               compagnia d'altre teste d'uomini illustri della casa de' Medici.

               Ma tornando ad Alfonso, egli seguitò poi di fare di scultura al detto

               cardinale molte cose, che per essere state piccole si sono smarrite.
               Venendo poi la morte di Clemente e dovendosi fare la sepoltura di lui
               e di Leone, fu ad Alfonso allogata quell'opera dal cardinale de' Medici.
               Per  che  avendo  egli  fatto  sopra  alcuni  schizzi  di  Michelagnolo

               Buonarroti  un  modello  con  figure  di  cera,  che  fu  tenuta  cosa
               bellissima,  se  n'andò  con  danari  a  Carrara  per  cavare  i  marmi.  Ma
               essendo non molto dopo morto il cardinale a Itri, essendo partito di
               Roma per andar in Africa, uscì di mano ad Alfonso quell'opera, perché

               da'  cardinali  Salviati,  Ridolfi,  Pucci,  Cibò  e  Gaddi  commessarii  di
               quella,  fu  ributtato.  E  dal  favore  di  Madonna  Lucrezia  Salviati,
               figliuola  del  gran  Lorenzo  Vecchio  de'  Medici  e  sorella  di  Leone,
               allogata a Baccio Bandinelli scultor fiorentino, che ne aveva, vivendo

               Clemente, fatto i modelli; per la qual cosa Alfonso mezzo fuor di sé,
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