Page 990 - Giorgio Vasari
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fu di molto superato dalla virtù et eccellenza d'Alfonso. Alla Madonna
del Baracane fece il medesimo due Angeli di stucco, che tengono un
padiglione di mezzo rilievo; et in San Giuseppo nella nave di mezzo
fra un arco e l'altro fece di terra in alcuni tondi i dodici Apostoli dal
mezzo in su di tondo rilievo. Di terra parimente fece nella medesima
città nei cantoni della volta della Madonna del Popolo, quattro figure
maggiori del vivo; cioè S. Petronio, San Procolo, San Francesco e San
Domenico, che sono figure bellissime e di gran maniera. Di mano del
medesimo sono alcune cose pur di stucco a Castel Bolognese, et
alcune altre in Cesena nella Compagnia di San Giovanni. Né si
maravigli alcuno se in sin qui non si è ragionato che costui lavorasse
quasi altro che terra, cera e stucchi e pochissimo di marmo, perché
oltre che Alfonso fu sempre in questa maniera di lavori inclinato,
passata una certa età, essendo assai bello di persona e d'aspetto
giovinile, esercitò l'arte più per piacere e per una certa vanagloria,
che per voglia di mettersi a scarpellare sassi. Usò sempre di portare
alle braccia et al collo e ne' vestimenti, ornamenti d'oro et altre
frascherie, che lo dimostravano più tosto uomo di corte lascivo e vano
che artefice desideroso di gloria. E nel vero quanto risplendono cotali
ornamenti in coloro ai quali per ricchezze, stati e nobiltà di sangue
non disconvengono, tanto sono degni di biasimo negl'artefici et altre
persone, che non deono, chi per un rispetto e chi per un altro,
agguagliarsi a gl'uomini ricchissimi; perciò che in cambio d'esserne
questi cotali lodati, sono dagl'uomini di giudizio meno stimati e molte
volte scherniti. Alfonso dunque invaghito di se medesimo et usando
termini e lascivie poco convenienti a virtuoso artefice, si levò con sì
fatti costumi alcuna volta, tutta quella gloria che gl'aveva acquistato
l'affaticarsi nel suo mestiero; perciò che trovandosi una sera a certe
nozze in casa d'un conte in Bologna et avendo buona pezza fatto
all'amore con una onoratissima gentildonna, fu per avventura invitato
da lei al ballo della torcia: perché aggirandosi con essa, vinto da
smania d'amore, disse con un profondissimo sospiro e con voce
tremante, guardando la sua donna con occhi pieni di dolcezza:
"S'amor non è, che dunque è quel ch'io sento?"