Page 995 - Giorgio Vasari
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città, dove molto si costuma fare le capelle e le tavole di marmo,
lavorato moltissime cose. Prese dunque Girolamo per concorrenza di
Giovanni a fare una capella in Monte Oliveto di Napoli dentro la porta
della chiesa a man manca, dirimpetto alla quale ne fece un'altra
dall'altra banda Giovanni del medesimo componimento. Fece
Girolamo nella sua una Nostra Donna quanto il vivo tutta tonda, che
è tenuta bellissima figura. E perché misse infinita diligenza nel fare i
panni, le mani e spiccare con straforamenti il marmo, la condusse a
tanta perfezzione che fu openione che egli avesse passato tutti coloro
che in Napoli avevano adoperato al suo tempo ferri per lavorare di
marmo. La qual Madonna pose in mezzo a un S. Giovanni et un San
Piero, figure molto bene intese e con bella maniera lavorate e finite,
come sono anco alcuni fanciulli che sono sopra queste collocati. Fece
oltre ciò nella chiesa di Capella, luogo de' monaci di Monte Oliveto,
due statue grandi di tutto rilievo, bellissime. Dopo cominciò una
statua di Carlo Quinto imperatore, quando tornò da Tunisi, e quella
abbozzata e subbiata in alcuni luoghi, rimase gradinata; perché la
fortuna e la morte invidiando al mondo tanto bene, ce lo tolsero
d'anni trentacinque. E certo se Girolamo vivea, si sperava che sì come
aveva nella sua professione avanzati tutti quelli della sua patria, così
avesse a superare tutti gl'artefici del tempo suo. Onde dolse a'
Napoletani infinitamente la morte di lui e tanto più, quanto egli era
stato dalla natura dotato, non pure di bellissimo ingegno, ma di tanta
modestia, umanità e gentilezza, quanto più non si può in uomo
desiderare; per che non è maraviglia, se tutti coloro che lo
conobbono quando di lui ragionano non possono tenere le lacrime.
L'ultime sue sculture furono l'anno 1537, nel quale anno fu sotterrato
in Napoli con onoratissime essequie, rimanendo anco vivo il detto
Giovanni da Nola vecchio et assai pratico scultore, come si vede in
molte opere fatte in Napoli con buona pratica, ma con non molto
disegno. A costui fece lavorare don Petro di Tolledo marchese di
Villafranca et allora vece re di Napoli, una sepoltura di marmo per sé
e per la sua donna; nella quale opera fece Giovanni una infinità di
storie delle vittorie ottenute da quel signore contra i Turchi, con
molte statue, che sono in quell'opera tutta isolata, e condotta con
molta diligenza. Doveva questo sepolcro esser portato in Ispagna, ma