Page 99 - Giorgio Vasari
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datovi  di  dolcissima  colla  quattro  o  cinque  mani  con  una  spugna,
               vanno  poi  macinando  i  colori  con  olio  di  noce  o  di  seme  di  lino
               (benché il noce è meglio, perché ingialla meno) e così macinati con
               questi olii, che è la tempera loro, non bisogna altro, quanto a essi,
               che  distenderli  col  pennello.  Ma  conviene  far  prima  una  mestica  di

               colori seccativi, come biacca, giallo-lino, terra da campane, mescolati
               tutti  in  un  corpo  e  d'un  color  solo,  e  quando  la  colla  è  secca,
               impiastrarla su per la tavola e poi batterla con la palma della mano,

               tanto ch'ella venga egualmente unita e distesa per tutto, il che molti
               chiamano  l'imprimatura.  Dopo,  distesa  detta  mestica  o  colore  per
               tutta la tavola, si metta sopra essa il cartone che averai fatto con le
               figure e invenzioni a tuo modo; e sotto questo cartone se ne metta
               un altro tinto da un lato di nero, cioè da quella parte che va sopra la

               mestica; apuntati poi con chiodi piccoli l'uno e l'altro, piglia una punta
               di ferro o vero d'avorio o legno duro, e va' sopra i profili del cartone
               segnando sicuramente, perché così facendo non si guasta il cartone,

               e nella tavola o quadro vengono benissimo proffilate tutte le figure e
               quello  che  è  nel  cartone  sopra  la  tavola.  E  chi  non  volesse  far
               cartone, disegni con gesso da sarti bianco sopra la mestica, o vero
               con carbone di salcio, perché l'uno e l'altro facilmente si cancella. E
               così  si  vede  che  seccata  questa  mestica,  lo  artefice,  o  calcando  il

               cartone o con gesso bianco da sarti disegnando, l'abozza; il che alcuni
               chiamano  imporre.  E  finita  di  coprire  tutta,  ritorna  con  somma
               politezza lo artefice da capo a finirla; e qui usa l'arte e la diligenza

               per condurla a perfezione; e così fanno i maestri in tavola a olio le
               loro pitture.





               Cap. XXII. Del pingere a olio nel muro che sia secco.


               Quando  gli  artefici  vogliono  lavorare  a  olio  in  sul  muro  secco,  due

               maniere possono tenere: una con fare che il muro, se vi è dato su il
               bianco o a fresco o in altro modo, si raschi, o se egli è restato liscio
               senza bianco ma intonacato, vi si dia su due o tre mani di olio bollito
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