Page 97 - Giorgio Vasari
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Cap. XX. Del dipignere a tempera o vero a uovo su le tavole o tele; e come si può
               usare sul muro che sia secco.


               Da Cimabue in dietro, e da lui in qua s'è sempre veduto opre lavorate
               da' Greci a tempera in tavola et in qualche muro. Et usavano, nello

               ingessare  delle  tavole  questi  maestri  vecchi,  dubitando  che  quelle
               non si aprissero in su le commettiture, mettere per tutto con la colla
               di  carnicci  tela  lina,  e  poi  sopra  quella  ingessavano  per  lavorarvi

               sopra,  e  temperavano  i  colori  da  condurle  col  rosso  dell'uovo  o
               tempera, la qual'è questa: toglievano un uovo e quello dibattevano, e
               dentro vi tritavano un ramo tenero di fico, acciò che quel latte con
               quell'uovo facesse la tempera de' colori, i quali con essa temperando,
               lavoravano  l'opere  loro.  E  toglievano  per  quelle  tavole  i  colori

               ch'erano  di  miniere,  i  quali  son  fatti  parte  dagli  alchimisti,  e  parte
               trovati nelle cave. Et a questa specie di lavoro ogni colore è buono,
               salvo ch'il bianco che si lavora in muro fatto di calcina, perch'è troppo

               forte; così venivano loro condotte con questa maniera le opere e le
               pitture loro, e questo chiamavono colorire a tempera. Solo gli azzurri
               temperavono  con  colla  di  carnicci;  perché  la  giallezza  dell'uovo  gli
               faceva  diventar  verdi,  ove  la  colla  li  mantiene  nell'essere  loro,  e  'l
               simile  fa  la  gomma.  Tiensi  la  medesima  maniera  su  le  tavole  o

               ingessate o senza, e così su' muri che siano secchi si dà una o due
               mani di colla calda, e dipoi con colori temperati con quella si conduce
               tutta  l'opera;  e  chi  volesse  temperare  ancora  i  colori  a  colla,

               agevolmente  gli  verrà  fatto,  osservando  il  medesimo  che  nella
               tempera si è raccontato. Né saranno peggiori per questo; poiché anco
               de' vecchi maestri nostri si sono vedute le cose a tempera conservate
               centinaia d'anni con bellezza e freschezza grande. E certamente e' si
               vede ancora delle cose di Giotto, che ce n'è pure alcuna in tavola,

               durata già dugento anni e mantenutasi molto bene. È poi venuto il
               lavorar a olio, che ha fatto per molti mettere in bando il modo della
               tempera, sì come oggi veggiamo che nelle tavole e nelle altre cose

               d'importanza si è lavorato e si lavora ancora del continovo.
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