Page 94 - Giorgio Vasari
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restano più presto dipinte dal colore, che dal pennello che le
lumeggia e adombra, fatte apparire di rilievo e naturali.
Tutte le pitture, adunque, o a olio o a fresco o a tempera si debbon
fare talmente unite ne' loro colori, che quelle figure che nelle storie
sono le principali venghino condotte chiare chiare, mettendo i panni
di colore non tanto scuro addosso a quelle dinanzi, ché quelle che
vanno dopo gli abbino più chiari che le prime; anzi, a poco a poco,
tanto quanto elle vanno diminuendo a lo indentro, divenghino anco
parimente, di mano in mano, e nel colore delle carnagioni e nelle
vestimenta, più scure. E principalmente si abbia grandissima
avvertenza di mettere sempre i colori più vaghi, più dilettevoli e più
belli nelle figure principali et in quelle massimamente che nella istoria
vengono intere e non mezze, perché queste sono sempre le più
considerate, e quelle che sono più vedute che l'altre, le quali servono
quasi per campo nel colorito di queste; et un colore più smorto fa
parere più vivo l'altro che gli è posto accanto, et i colori maninconici e
pallidi fanno parere più allegri quelli che li sono accanto, e quasi
d'una certa bellezza fiameggianti. Né si debbono vestire gli ignudi di
colori tanto carichi di corpo, che dividino le carni da' panni, quando
detti panni atraversassino detti ignudi; ma i colori de' lumi di detti
panni siano chiari, simili alle carni, o gialletti o rossigni o violati o
pagonazzi, con cangiare i fondi scuretti o verdi o azzurri o pagonazzi
o gialli, purché tragghino a lo oscuro, e che unitamente si
accompagnino nel girare delle figure con le lor ombre, in quel
medesimo modo che noi veggiamo nel vivo; ché quelle parti che ci si
apresentano più vicine all'occhio, più hanno di lume, e l'altre,
perdendo di vista, perdono ancora del lume e del colore.
Così nella pittura si debbono adoperare i colori con tanta unione, che
e' non si lasci uno scuro et un chiaro sì spiacevolmente ombrato e
lumeggiato, che e' si faccia una discordanza et una disunione
spiacevole, salvo che negli sbattimenti, che sono quell'ombre che
fanno le figure adosso l'una all'altra, quando un lume solo percuote
adosso a una prima figura, che viene ad ombrare col suo sbattimento
la seconda. E questi ancora, quando accaggiono, voglion esser dipinti
con dolcezza et unitamente, perché chi gli disordina viene a fare che