Page 966 - Giorgio Vasari
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licenza al re, dicendo di volere andare a Firenze e che, accommodate
               alcune sue faccende, tornerebbe a Sua Maestà per ogni modo e che
               per starvi più riposato menarebbe seco la moglie, et al ritorno suo
               porterebbe pitture e sculture di pregio. Il re, fidandosi di lui, gli diede
               per ciò danari, et Andrea giurò sopra il Vangelo di ritornare a lui fra

               pochi  mesi.  E  così  arrivato  a  Fiorenza  felicemente,  si  godé  la  sua
               bella donna parecchi mesi e gl'amici e la città. Finalmente, passando
               il termine in fra 'l quale doveva ritornare al re, egli si trovò in ultimo,

               fra in murare e darsi piacere e non lavorare, aver consumati i suoi
               danari e quelli del re parimente. Ma nondimeno volendo egli tornare,
               potettero più in lui i pianti e i preghi della sua donna che il proprio
               bisogno  e  la  fede  promessa  al  re.  Onde,  non  essendo  (per
               compiacere alla donna) tornato, il re ne prese tanto sdegno, che mai

               più  con  diritto  occhio  non  volle  vedere  per  molto  tempo  pittori
               fiorentini; e giurò che se mai gli fusse capitato Andrea alle mani, più
               dispiacere che piacere gli arebbe fatto, senza avere punto di riguardo

               alla virtù di quello. Così Andrea restato in Fiorenza e da uno altissimo
               grado  venuto  a  uno  infimo,  si  tratteneva  e  passava  tempo,  come
               poteva il meglio.

               Nella  sua  partita  per  Francia  avevano  gl'uomini  dello  Scalzo,
               pensando che non dovesse mai più tornare, allogato tutto il restante
               dell'opera  del  cortile  al  Francia  Bigio,  che  già  vi  aveva  fatto  due

               storie;  quando  vedendo  Andrea  tornato  in  Firenze  fecero  che  egli
               rimise  mano  all'opera,  e  seguitando  vi  fece  quattro  storie,  l'una  a
               canto  all'altra.  Nella  prima  è  San  Giovanni  preso  dinanzi  a  Erode;
               nell'altra è la cena et il ballo d'Erodiana, con figure molto accomodate

               et  a  proposito;  nella  terza  è  la  decollazione  di  esso  San  Giovanni,
               nella  quale  il  maestro  della  iustizia  mezzo  ignudo  è  figura  molto
               eccellentemente  disegnata,  sì  come  sono  anco  tutte  l'altre;  nella
               quarta Erodiana presenta la testa, et in questa sono alcune figure che

               si  maravigliano,  fatte  con  bellissima  considerazione;  le  quali  storie
               sono state un tempo lo studio e la scuola di molti giovani che oggi
               sono eccellenti in queste arti. Fece in sul canto che fuor della porta a
               Pinti voltava per andare agl'Ingesuati, in un tabernacolo a fresco una

               Nostra  Donna  a  sedere  con  un  Putto  in  collo  et  un  San  Giovanni
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