Page 965 - Giorgio Vasari
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l'altre di mano del medesimo.
Mentre che Andrea si andava trattenendo in Fiorenza dietro a queste
opere, assai poveramente, senza punto sollevarsi, erano stati
considerati in Francia i due quadri che vi aveva mandati dal re
Francesco Primo; e fra molti altri stati mandati di Roma, di Vinezia e
di Lombardia erano stati di gran lunga giudicati i migliori; lodandogli
dunque straordinariamente quel re, gli fu detto che essere potrebbe
agevolmente che Andrea si conducesse in Francia al servigio di Sua
Maestà. La qual cosa fu carissima al re, onde data commessione di
quanto si avea da fare e che in Fiorenza gli fussero pagati danari per
il viaggio, Andrea si mise allegramente in camino per Francia
conducendo seco Andrea Sguazzella suo creato. Arrivati poi
finalmente alla corte, furono da quel re con molta amorevolezza et
allegramente ricevuti, et Andrea, prima che passasse il primo giorno
del suo arrivo, provò quanta fosse la liberalità e cortesia di quel
magnanimo re, ricevendo in dono danari e vestimenti ricchi et
onorati. Cominciando poco appresso a lavorare, si fece al re et a tutta
la corte grato di maniera, che essendo da tutti carezzato, gli pareva
che la sua partita l'avesse condotto da una estrema infelicità a una
felicità grandissima. Ritrasse fra le prime cose, di naturale il Dalfino
figliuolo del re, nato di pochi mesi, e così in fascie; e portatolo al re
n'ebbe in dono trecento scudi d'oro. Dopo, seguitando di lavorare,
fece al re una Carità che fu tenuta cosa rarissima e dal re tenuta in
pregio, come cosa che lo meritava; ordinatogli appresso grossa
provisione, faceva ogni opera perché volentieri stesse seco,
promettendo che niuna cosa gli mancherebbe. E questo perché gli
piaceva nell'operare d'Andrea la prestezza et il procedere di
quell'uomo che si contentava d'ogni cosa; oltre ciò, sodisfacendo
molto a tutta la corte, fece molti quadri e molte opere; e se egli
avesse considerato donde si era partito e dove la sorte l'aveva
condotto, non ha dubbio che sarebbe salito (lasciamo stare le
ricchezze) a onoratissimo grado. Ma essendogli un giorno, che
lavorava per la madre del re un San Girolamo in penitenza, venuto
alcune lettere da Fiorenza, le quali gli scriveva la moglie, cominciò
(qualunque si fusse la cagione) a pensare di partirsi. Chiese dunque