Page 953 - Giorgio Vasari
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cominciò in assai picciolo spazio di tempo a far cose con i colori, che
               Gian Barile e gl'altri artefici della città ne restavano maravigliati.

               Ma  avendo  dopo  tre  anni  fatto  bonissima  pratica  nel  lavorare  e
               studiando  continuamente,  s'avvide  Gian  Barile  che,  attendendo  il
               fanciullo a quello studio, egli era per fare una straordinaria riuscita,
               perché,  parlatone  con  Piero  di  Cosimo,  tenuto  allora  dei  migliori

               pittori che fussero in Fiorenza, acconciò seco Andrea il quale, come
               desideroso d'imparare, non restava mai di affaticarsi, né di studiare.
               E la natura, che l'aveva fatto nascere pittore, operava tanto in lui che
               nel maneggiare i colori lo faceva con tanta grazia, come se avesse

               lavorato  cinquanta  anni;  onde  Piero  gli  pose  grandissimo  amore  e
               sentiva  incredibile  piacere  nell'udire  che  quando  aveva  punto  di
               tempo,  e  massimamente  i  giorni  di  festa,  egli  spendeva  tutto  il  dì
               insieme con altri giovani disegnando alla sala del papa, dove era il

               cartone di Michelagnolo e quello di Lionardo da Vinci; e che superava,
               ancor  che  giovanetto,  tutti  gl'altri  disegnatori  che,  terrazzani  e
               forestieri, quasi senza fine vi concorrevano. In fra i quali piacque più
               che  quella  di  tutti  gl'altri  ad  Andrea  la  natura  e  conversazione  del

               Francia Bigio pittore, e parimente al Francia quella d'Andrea; onde,
               fatti amici, Andrea disse al Francia che non poteva più sopportare la
               stranezza di Piero già vecchio e che voleva perciò torre una stanza da
               sé,  la  quale  cosa  udendo  il  Francia,  che  era  forzato  a  fare  il

               medesimo,  perché  Mariotto  Albertinelli  suo  maestro  aveva
               abbandonata l'arte della pittura, disse al suo compagno Andrea che
               anch'egli aveva bisogno di stanza e che sarebbe con comodo dell'uno
               e  dell'altro  ridursi  insieme.  Avendo  essi  addunque  tolta  una  stanza

               alla  piazza  del  Grano,  condussero  molte  opere  di  compagnia,  una
               delle quali furono le cortine che cuoprono l'altar maggior delle tavole
               de' Servi, le quali furono allogate loro da un sagrestano, strettissimo
               parente del Francia. Nelle quali tele dipinsero, in quella che è volta

               verso  il  coro,  una  Nostra  Donna  Annunziata,  e  nell'altra,  che  è
               dinanzi, un Cristo diposto di croce, simile a quello che è nella tavola
               che quivi era di mano di Filippo e di Pietro Perugino.

               Solevano ragunarsi in Fiorenza in capo della via Larga, sopra le case
               del Magnifico Ottaviano de' Medici, dirimpetto all'orto di San Marco,
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