Page 952 - Giorgio Vasari
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VITA D'ANDREA DEL SARTO ECCELLENTISSIMO PITTORE
               FIORENTINO



               Eccoci dopo le vite di molti artefici stati eccellenti chi per colorito, chi
               per disegno e chi per invenzione, pervenuti all'eccellentissimo Andrea
               del Sarto: nel quale uno mostrarono la natura e l'arte tutto quello che

               può  far  la  pittura,  mediante  il  disegno,  il  colorire  e  l'invenzione;  in
               tanto che, se fusse stato Andrea d'animo alquanto più fiero et ardito,
               sì  come  era  d'ingegno  e  giudizio  profondissimo  in  questa  arte,
               sarebbe  stato  senza  dubitazione  alcuna  senza  pari.  Ma  una  certa

               timidità  d'animo,  et  una  sua  certa  natura  dimessa  e  semplice,  non
               lasciò mai vedere in lui un certo vivace ardore, né quella fierezza, che
               aggiunta  all'altre  sue  parti  l'arebbe  fatto  essere  nella  pittura
               veramente divino; perciò che egli mancò per questa cagione di quegli

               ornamenti, grandezza e copiosità di maniere, che in molti altri pittori
               si sono vedute. Sono non di meno le sue figure, se bene semplici e
               pure,  bene  intese,  senza  errori  et  in  tutti  i  conti  di  somma
               perfezzione;  l'arie  delle  teste,  così  di  putti  come  di  femmine,  sono

               naturali e graziose, e quelle de' giovani e de' vecchi con vivacità e
               prontezza mirabile; i panni begli a maraviglia e gl'ignudi molto bene
               intesi. E se bene disegnò semplicemente, sono non di meno i coloriti
               suoi rari e veramente divini.

               Nacque Andrea l'anno 1478 in Fiorenza di padre che esercitò sempre

               l'arte  del  sarto,  onde  egli  fu  sempre  così  chiamato  da  ognuno.  E
               pervenuto  all'età  di  sette  anni,  levato  dalla  scuola  di  leggere  e
               scrivere, fu messo all'arte dell'orefice. Nella quale molto più volentieri
               si  esercitò  sempre  (a  ciò  spinto  da  naturale  inclinazzione)  in
               disegnare  che  in  maneggiando  ferri  per  lavorare  d'argento  o  d'oro;

               onde avvenne che Gian Barile, pittore fiorentino, ma grosso e plebeo,
               veduto il buon modo di disegnare del fanciullo, se lo tirò appresso e,
               fattogli abbandonare l'orefice, lo condusse all'arte della pittura. Nella

               quale  cominciandosi  ad  esercitare  Andrea  con  suo  molto  piacere,
               conobbe  che  la  natura  per  quello  esercizio  l'aveva  creato;  onde
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