Page 949 - Giorgio Vasari
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quest'opera è un romito in una grotta con una lanterna in mano, con
               buon  disegno  e  grazia  unitamente  condotto.  Venuto  poi  Giovan
               Francesco a Firenze, fece a Lodovico Capponi a Montughi, luogo fuor
               della porta a San Gallo, un tabernacolo con una Nostra Donna molto
               lodata.  Intanto,  venuto  a  morte  Raffaello,  Giulio  Romano  e  Giovan

               Francesco,  stati  suoi  discepoli,  stettono  molto  tempo  insieme  e
               finirono  di  compagnia  l'opere  che  di  Raffaello  erano  rimase
               imperfette, e particolarmente quelle che egli aveva cominciato nella

               vigna del papa e similmente quelle della sala grande di palazzo; dove
               sono  di  mano  di  questi  due  dipinti  le  storie  di  Gostantino  con
               bonissime figure e condotte con bella pratica e maniera, ancor che le
               invenzioni  e  gli  schizzi  delle  storie  venissero  in  parte  da  Raffaello.
               Mentre che questi lavori si facevano, Perino del Vaga, pittore molto

               eccellente,  tolse  per  moglie  una  sorella  di  Giovan  Francesco,  onde
               fecero  molti  lavori  insieme,  e  seguitando  poi  Giulio  e  Giovan
               Francesco  fecero  in  compagnia  una  tavola  di  due  pezzi,  drentovi

               l'assunzione di Nostra Donna che andò a Perugia a Monteluci, e così
               altri lavori e quadri per diversi luoghi. Avendo poi commessione da
               Papa Clemente di fare una tavola simile a quella di Raffaello che è a
               San Piero a Montorio, la quale si aveva a mandare in Francia, dove
               quella  era  prima  stata  da  Raffaello  destinata,  la  cominciarono  et

               appresso venuti a divisione e partita la roba, i disegni et ogni altra
               cosa  lasciata  loro  a  Raffaello,  Giulio  se  n'andò  a  Mantova,  dove  al
               Marchese  lavorò  infinite  cose;  là  dove,  non  molto  dopo,  capitando

               ancor  Giovan  Francesco,  o  tiratovi  dall'amicizia  di  Giulio  o  da
               speranza di dovervi lavorare, fu sì poco da Giulio accarezzato, che se
               ne partì tostamente e, girata la Lombardia, se ne tornò a Roma; e da
               Roma in sulle galee se n'andò a Napoli dietro al Marchese del Vasto,
               portando  seco  la  tavola  finita,  che  era  imposta,  di  San  Piero  a

               Montorio  et  altre  cose,  le  quali  fece  posare  in  Ischia,  isola  del
               Marchese.  Ma  la  tavola  fu  posta  poi,  dove  è  oggi,  in  Napoli  nella
               chiesa  di  Santo  Spirito  degl'Incurabili.  Fermatosi  dunque  Giovan

               Francesco  in  Napoli  et  attendendo  a  disegnare  e  dipignere,  si
               tratteneva,  essendo  da  lui  molto  carezzato,  con  Tommaso  Cambi,
               mercante fiorentino che governava le cose di quel signore. Ma non vi
               dimorò  lungamente  perché,  essendo  di  mala  complessione,
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