Page 89 - Giorgio Vasari
P. 89

femmine con aria dolce e bella, e similmente i giovani; ma i vecchi
               gravi sempre d'aspetto, et i sacerdoti massimamente, e le persone di
               autorità; avvertendo però sempremai che ogni cosa corrisponda ad
               un tutto dell'opera, di maniera che quando la pittura si guarda, vi si
               conosca una concordanza unita, che dia terrore nelle furie e dolcezza

               negli  effetti  piacevoli,  e  rappresenti  in  un  tratto  la  intenzione  del
               pittore,  e  non  le  cose  che  e'  non  pensava.  Conviene  adunque  per
               questo che e' formi le figure che hanno ad essere fiere con movenzia

               e con gagliardia, e sfugga quelle che sono lontane dalle prime con
               l'ombre e con i colori appoco appoco dolcemente oscuri: di maniera
               che  l'arte  sia  accompagnata  sempre  con  una  grazia  di  facilità  e  di
               pulita leggiadria di colori, e condotta l'opera a perfezzione, non con
               uno  stento  di  passione  crudele,  che  gl'uomini  che  ciò  guardano

               abbino  a  patire  pena  della  passione  che  in  tal'opera  veggono
               sopportata  dallo  artefice,  ma  da  ralegrarsi  della  felicità  che  la  sua
               mano abbia avuto dal cielo quella agilità, che renda le cose finite con

               istudio  e  fatica  sì,  ma  non  con  istento;  tanto  che,  dove  elle  sono
               poste,  non  siano  morte,  ma  si  appresentino  vive  e  vere  a  chi  le
               considera.  Guardinsi  da  le  crudezze,  e  cerchino  che  le  cose  che  di
               continuo fanno, non paiono dipinte, ma si dimostrino vive e di rilievo
               fuor della opera loro.

               E  questo  è  il  vero  disegno  fondato  e  la  vera  invenzione,  che  si

               conosce esser data da chi le ha fatte alle pitture che si conoscono e
               giudicano come buone.





               Cap. XVI. Degli schizzi, disegni, cartoni et ordine di prospettive: e per quel che si
               fanno, et a quello che i pittori se ne servono.


               Gli schizzi, de' quali si è favellato di sopra, chiamiamo noi una prima
               sorte di disegni che si fanno per trovar il modo delle attitudini, et il

               primo componimento dell'opra, e sono fatti in forma di una macchia e
               accennati solamente da noi in una sola bozza del tutto; e perché dal
               furor  dello  artefice  sono  in  poco  tempo  con  penna  o  con  altro
   84   85   86   87   88   89   90   91   92   93   94