Page 932 - Giorgio Vasari
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VITA DI LORENZETTO SCULTORE ET ARCHITETTO
               FIORENTINO E DI BOCCACCINO PITTORE CREMONESE



               Quando la fortuna ha tenuto un pezzo a basso con la povertà la virtù
               di qualche bell'ingegno, alcuna volta suole ravvedersi et in un punto
               non  aspettato  procacciare  a  colui,  che  dianzi  gl'era  nimico,  in  varii

               modi  beneficii,  per  ristorare  in  un  anno  i  dispetti  e  l'incomodità  di
               molti.

               Il che si vide in Lorenzo di Lodovico campanaio fiorentino, il quale si
               adoperò  così  nelle  cose  d'architettura,  come  di  scultura,  e  fu  tanto
               amato  da  Raffaello  da  Urbino,  che  non  solo  fu  da  lui  aiutato  et

               adoperato  in  molte  cose,  ma  ebbe  dal  medesimo  per  moglie  una
               sorella di Giulio Romano, discepolo di esso Raffaello. Finì Lorenzetto
               (che così fu sempre chiamato) nella sua giovanezza, la sepoltura del
               cardinale  Forteguerri,  posta  in  San  Iacopo  di  Pistoia  e  stata  già

               cominciata da Andrea del Verrocchio; e fra l'altre cose vi è di mano di
               Lorenzetto  una  Carità  che  non  è  se  non  ragionevole;  e  poco  dopo
               fece  a  Giovanni  Bartolini  per  il  suo  orto  una  figura,  la  quale  finita,
               andò a Roma, dove lavorò ne' primi anni molte cose, delle quali non

               accade fare altra memoria.
               Dopo, essendogli allogata da Agostino Ghigi per ordine di Raffaello da

               Urbino,  la  sua  sepoltura  in  Santa  Maria  del  Popolo,  dove  aveva
               fabricato una capella, Lorenzo si mise a questa opera con tutto quello
               studio, diligenza e fatica che mai gli fu possibile, per uscirne con lode,

               per piacere a Raffaello, dal quale poteva molti favori et aiuti sperare,
               e  per  esserne  largamente  rimunerato  dalla  liberalità  d'Agostino,
               uomo ricchissimo. Né cotali fatiche furono se non benissimo spese,
               perché,  aiutato  dal  giudizio  di  Raffaello,  condusse  a  perfezzione
               quelle figure, cioè un Iona ignudo uscito del ventre del pesce, per la

               ressurezzione de' morti, et uno Elia, che col vaso d'acqua e col pane
               subcinerizio  vive  di  grazia  sotto  il  ginepro.  Queste  statue,  dunque,
               furono da Lorenzo a tutto suo potere con arte e diligenza a somma

               bellezza  finite,  ma  egli  non  ne  conseguì  già  quel  premio  che  il
               bisogno  della  sua  famiglia  e  tante  fatiche  meritavano;  perciò  che
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