Page 926 - Giorgio Vasari
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più, le fece con tanta prestezza, che fu a tempo a venir a Firenze,
               dove  si  aspettava  similmente  l'imperatore,  a  fare  nello  spazio  di
               cinque giorni, e non più, in sulla coscia del ponte a Santa Trinita due
               fiumi di terra di nove braccia l'uno: cioè il Reno per la Germania et il
               Danubio  per  l'Ungheria.  Dopo,  essendo  condotto  a  Orvieto,  fece  di

               marmo  in  una  capella  dove  aveva  prima  fatto  il  Mosca,  scultore
               eccellente,  molti  ornamenti  bellissimi,  di  mezzo  rilievo  la  storia  de'
               Magi, che riuscì opera molto bella per la varietà di molte figure che

               egli vi fece con assai buona maniera. Tornato poi a Roma, da Tiberio
               Crispo, castellano allora di Castel Sant'Agnolo, fu fatto architetto di
               quella  gran  mole,  onde  egli  vi  acconciò  et  ornò  molte  stanze  con
               intagli di molte pietre e mischi di diverse sorti ne' camini, finestre e
               porte. Fecegli, oltre ciò, una statua di marmo alta cinque braccia, cioè

               l'Angelo di Castello, che è in cima del torrion quadro di mezzo, dove
               sta lo stendardo, a similitudine di quello che apparve a San Gregorio,
               quando  avendo  pregato  per  il  popolo  oppresso  da  crudelissima

               pestilenza, lo vide rimettere la spada nella guaina. Appresso, essendo
               il detto Crispo fatto cardinale, mandò più volte Raffaello a Bolsena
               dove  fabricava  un  palazzo.  Né  passò  molto  che  il  reverendissimo
               cardinale Salviati e Messer Baldassarri Turrini da Pescia diedero a fare
               a Raffaello, già toltosi da quella servitù del Castello e del cardinale

               Crispo,  la  statua  di  papa  Leone,  che  è  oggi  sopra  la  sua  sepoltura
               nella Minerva di Roma. E, quella finita, fece Raffaello al detto Messer
               Baldassarri per la chiesa di Pescia, dove aveva murato una capella di

               marmo, una sepoltura, et alla Consolazione di Roma fece tre figure di
               marmo di mezzo rilievo in una capella. Ma datosi poi a una certa vita
               più  da  filosofo  che  da  scultore,  si  ridusse,  amando  di  vivere
               quietamente,  a  Orvieto,  dove  presa  la  cura  della  fabrica  di  Santa
               Maria,  vi  fece  molti  acconcimi,  trattenendovisi  molti  anni  et

               invecchiando  inanzi  tempo;  credo  che  se  Raffaello  avesse  preso  a
               fare opere grandi, come avrebbe potuto, arebbe fatto molto più cose
               e  migliori  che  non  fece  nell'arte.  Ma  l'essere  egli  troppo  buono  e

               rispettoso,  fuggendo  le  noie  e  contentandosi  di  quel  tanto  che  gli
               aveva  la  sorte  proveduto,  lasciò  molte  occasioni  di  fare  opere
               segnalate.  Disegnò  Raffaello  molto  praticamente  et  intese  molto
               meglio le cose dell'arte che non aveva fatto Baccio suo padre. E di
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