Page 924 - Giorgio Vasari
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et oggi più che mai da tutti gli artefici è tenuta bellissima questa
figura. Mettendosi anco a lavorare di legno, intagliò crocifissi grandi
quanto il vivo, onde infinito numero per Italia ne fece, e fra gli altri
uno a' frati di San Marco in Fiorenza sopra la porta del coro. Questi
tutti sono ripieni di bonissima grazia; ma pure ve ne sono alcuni
molto più perfetti degli altri, come quello delle Murate di Fiorenza et
uno che è in San Pietro Maggiore, mon manco lodato di quello. Et a'
monaci di Santa Fiora e Lucilla ne fece un simile che lo locarono
sopra l'altar maggiore nella loro badia in Arezzo, che è tenuto molto
più bello degli altri. Nella venuta di papa Leone Decimo in Fiorenza,
fece Baccio fra il palagio del podestà e badia un arco trionfale
bellissimo di legname e di terra e molte cose piccole che si sono
smarrite e sono per le case de' cittadini. Ma venutogli a noia lo stare
a Fiorenza, se n'andò a Lucca, dove lavorò alcune opere di scultura,
ma molte più d'architettura, in servigio di quella città; e
particolarmente il bello e ben composto tempio di San Paulino,
avvocato de' Lucchesi, con buona e dotta intelligenza di dentro e di
fuori e con molti ornamenti. Dimorando dunque in quella città infino
al 88 anno della sua età, vi finì il corso della vita, et in San Paulino
predetto ebbe onorata sepoltura da coloro che egli aveva in vita
onorato.
Fu coetaneo di costui Agostino Milanese, scultore et intagliatore
molto stimato, il quale in Santa Marta di Milano cominciò la sepoltura
de Monsignor di Fois, oggi rimasa imperfetta; nella quale si veggiono
ancora molte figure grandi e finite et alcune mezze fatte et
abbozzate, con assai storie di mezzo rilievo in pezzi e non murate e
con moltissimi fogliami e trofei. Fece anco un'altra sepoltura, che è
finita e murata in San Francesco, fatta a' Biraghi, con sei figure grandi
et il basamento storiato, con altri bellissimi ornamenti che fanno fede
della pratica e maestria di quel valoroso artefice.
Lasciò Baccio alla morte sua, fra gl'altri figliuoli, Raffaello, che attese
alla scultura e non pure paragonò suo padre, ma lo passò di gran
lunga. Questo Raffaello, cominciando nella sua giovanezza a lavorare
di terra, di cera e di bronzo, s'acquistò nome d'eccellente scultore e
perciò, essendo condotto da Antonio da San Gallo a Loreto, insieme