Page 923 - Giorgio Vasari
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VITA DI BACCIO DA MONTE LUPO SCULTORE E DI RAFFAELLO
SUO FIGLIUOLO
Quanto manco pensano i popoli che gli straccurati delle stesse arti
che e' voglion fare, possino quelle già mai condurre ad alcuna
perfezzione, tanto più contra il giudizio di molti imparò Baccio da
Monte Lupo l'arte della scultura. E questo gli avvenne perché nella
sua giovanezza sviato da' molti piaceri quasi mai non istudiava; et
ancora che da molti fusse sgridato e sollecitato, nulla o poco stimava
l'arte. Ma venuti gli anni della discrezione, i quali arrecano il senno
seco, gli fecero subitamente conoscere quanto egli era lontano da la
buona via. Per il che, vergognatosi dagli altri, che in tale arte gli
passavono innanzi, con bonissimo animo si propose seguitare et
osservare con ogni studio quello che con la infingardaggine sino
allora aveva fuggito. Questo pensiero fu cagione ch'egli fece nella
scultura que' frutti che la credenza di molti da lui più non aspettava.
Datosi dunque alla arte con tutte le forze et esercitandosi molto in
quella, divenne eccellente e raro. E ne mostrò saggio in una opera di
pietra forte lavorata di scarpello, in Fiorenza sul cantone del giardino
appiccato col palazzo de' Pucci; che fu l'arme di papa Leone X, dove
son due fanciulli che la reggono, con bella maniera e pratica condotti.
Fece uno Ercole per Pier Francesco de' Medici, e fugli allogato
dall'Arte di porta Santa Maria una statua di S. Giovanni Evangelista
per farla di bronzo; la quale prima che avesse, ebbe assai contrarii,
perché molti maestri fecero modelli a concorrenza. La quale figura fu
posta poi sul canto di S. Michele in Orto, dirimpetto all'ufficio. Fu
questa opera finita da lui con somma diligenzia. Dicesi che quando
egli ebbe fatto la figura di terra, chi vide l'ordine delle armadure e le
forme fattele addosso, l'ebbe per cosa bellissima, considerando il
bello ingegno di Baccio in tal cosa; e quegli, che con tanta facilità la
videro gettare, diedero a Baccio il titolo di avere con grandissima
maestria saldissimamente fatto un bel getto. Le quali fatiche durate
in quel mestiero, nome di buono, anzi di ottimo maestro gli diedero,