Page 874 - Giorgio Vasari
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de' più eccellenti, fra gli altri, che di tal mestiero lavoravano, gli fu
dato notizia d'alcuni che facevano in Francia cose maravigliose, e ne
vide il saggio per lo ambasciator francese che negoziava allora
appresso Sua Santità, il quale aveva in un telaro, per finestra dello
studio, una figura lavorata in un pezzo di vetro bianco con infinito
numero di colori sopra il vetro lavorati a fuoco; onde per ordine di
Bramante fu scritto in Francia che venissero a Roma, offerendogli
buone provisioni. Laonde maestro Claudio Franzese, capo di questa
arte, avuto tal nuova, sapendo l'eccellenza di Guglielmo, con buone
promesse e danari, fece sì che non gli fu difficile trarlo fuor de' frati,
avendo egli per le discortesie usategli e per le invidie, che son di
continuo fra loro, più voglia di partirsi che maestro Claudio bisogno di
trarlo fuora. Vennero dunque a Roma, e lo abito di San Domenico si
mutò in quello di San Piero. Aveva Bramante fatto fare allora due
fenestre di trevertino nel palazzo del papa, le quali erano nella sala
dinanzi alla cappella, oggi abbellita di fabbrica in volta per Antonio da
San Gallo, e di stucchi mirabili per le mani di Perino del Vaga
fiorentino, le quali fenestre da maestro Claudio e da Guglielmo furono
lavorate, ancora che poi per il sacco spezzate per trarne i piombi per
le palle degli archibusi, le quali erano certamente maravigliose. Oltra
queste ne fecero per le camere papali infinite, delle quali il medesimo
avvenne che dell'altre due. Et oggi ancora se ne vede una nella
camera del fuoco di Raffaello sopra torre Borgia, nelle quali sono
Angeli che tengono l'arme di Leon X.
Fecero ancora in S. Maria del Popolo due fenestre nella capella di
dietro alla Madonna con le storie della vita di lei, le quali di quel
mestiero furono lodatissime. E queste opere non meno gli
acquistarono fama e nome che comodità alla vita. Ma maestro
Claudio disordinando molto nel mangiare e bere, come è costume di
quella nazione, cosa pestifera all'aria di Roma, ammalò d'una febbre
sì grave che in sei giorni passò a l'altra vita. Per che Guglielmo,
rimanendo solo e quasi perduto senza il compagno, da sé dipinse una
fenestra in Santa Maria de Anima, chiesa de' Tedeschi in Roma, pur di
vetro, la quale fu cagione che Silvio cardinale di Cortona gli fece
offerte e convenne seco perché in Cortona sua patria alcune fenestre