Page 869 - Giorgio Vasari
P. 869
volere aspettare che passassero tre o quattro anni; il quale termine
venuto, quando Raffaello non se l'aspettava, gli fu dal cardinale
ricordata la promessa et egli vedendosi obligato, come cortese non
volle mancare della parola sua e così accettò per donna una nipote di
esso cardinale. E perché sempre fu malissimo contento di questo
laccio, andò in modo mettendo tempo in mezzo, che molti mesi
passarono, che 'l matrimonio non consumò. E ciò faceva egli non
senza onorato proposito. Perché, avendo tanti anni servito la corte et
essendo creditore di Leone di buona somma, gli era stato dato indizio
che alla fine della sala, che per lui si faceva, in ricompensa delle
fatiche e delle virtù sue, il Papa gli avrebbe dato un capello rosso,
avendo già deliberato di farne un buon numero e fra essi qualcuno di
manco merito che Raffaello non era. Il quale Raffaello, attendendo in
tanto a' suoi amori così di nascosto, continuò fuor di modo i piaceri
amorosi, onde avvenne ch'una volta fra l'altre disordinò più del solito;
perché tornato a casa con una grandissima febbre, fu creduto da'
medici che fosse riscaldato; onde, non confessando egli il disordine
che aveva fatto, per poca prudenza, loro gli cavarono sangue; di
maniera che indebilito si sentiva mancare, là dove egli aveva bisogno
di ristoro. Perché fece testamento e prima come cristiano mandò
l'amata sua fuor di casa e le lasciò modo di vivere onestamente;
dopo divise le cose sue fra' discepoli suoi: Giulio Romano, il quale
sempre amò molto, Giovan Francesco Fiorentino detto il Fattore, et
un non so chi prete da Urbino suo parente. Ordinò poi che delle sue
facultà in Santa Maria Ritonda si restaurasse un tabernacolo di quegli
antichi di pietre nuove et uno altare si facesse con una statua di
Nostra Donna di marmo, la quale per sua sepoltura e riposo dopo la
morte s'elesse; e lasciò ogni suo avere a Giulio e Giovan Francesco,
faccendo essecutore del testamento Messer Baldassarre da Pescia,
allora datario del Papa. Poi confesso e contrito finì il corso della sua
vita il giorno medesimo che nacque, che fu il venerdì santo d'anni
XXXVII, l'anima del quale è da credere che come di sue virtù ha
abbellito il mondo, così abbia di sé medesima adorno il cielo.
Gli misero alla morte al capo nella sala, ove lavorava, la tavola della
Trasfigurazione che aveva finita per il cardinale de' Medici, la quale