Page 868 - Giorgio Vasari
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Dal quale errore ravedutosi, come giudizioso, volle poi lavorare da sé
solo, e senza aiuto d'altri, la tavola di San Pietro a Montorio della
Trasfigurazione di Cristo; nella quale sono quelle parti, che già s'è
detto, che ricerca e debbe avere una buona pittura. E se non avesse
in questa opera, quasi per capriccio, adoperato il nero di fumo da
stampatori, il quale, come più volte si è detto, di sua natura diventa
sempre col tempo più scuro et offende gl'altri colori coi quali è
mescolato, credo che quell'opera sarebbe ancor fresca come quando
egli la fece, dove oggi pare più tosto tinta che altrimenti.
Ho voluto quasi nella fine di questa vita fare questo discorso per
mostrare con quanta fatica, studio e diligenza si governasse
sempremai questo onorato artefice; e particolarmente per utile
degl'altri pittori, acciò si sappiano difendere da quelli impedimenti dai
quali seppe la prudenza e virtù di Raffaello difendersi. Aggiugnerò
ancor questo: che doverebbe ciascuno contentarsi di fare volentieri
quelle cose alle quali si sente da naturale instinto inclinato e non
volere por mano, per gareggiare, a quello che non gli vien dato dalla
natura, per non faticare invano e spesso con vergogna e danno. Oltre
ciò quando basta il fare non si dee cercare di volere strafare per
passare innanzi a coloro che, per grande aiuto di natura e per grazia
particolare data loro da Dio, hanno fatto o fanno miracoli nell'arte.
Perciò che chi non è atto a una cosa non potrà mai, et affatichisi
quanto vuole, arivare dove un altro con l'aiuto della natura è
caminato agevolmente. E ci sia, per esempio, fra i vecchi Paulo
Ucello, il quale, affaticandosi contra quello che poteva per andare
inanzi, tornò sempre indietro. Il medesimo ha fatto ai giorni nostri, e
poco fa, Iacopo da Puntormo. E si è veduto per isperienza in molti
altri, come si è detto e come si dirà. E ciò forse avviene perché il cielo
va compartendo le grazie, acciò stia contento ciascuno a quella che
gli tocca. Ma avendo oggimai discorso sopra queste cose dell'arte,
forse più che bisogno non era, per ritornare alla vita e morte di
Raffaello dico che, avendo egli stretta amicizia con Bernardo Divizio
cardinale di Bibbiena, il cardinale l'aveva molti anni infestato per
dargli moglie e Raffaello non aveva espressamente ricusato di fare la
voglia del cardinale, ma aveva ben trattenuto la cosa, con dire di