Page 864 - Giorgio Vasari
P. 864
mentre che con attitudine scontorta si prostende gridando e
stralunando gli occhi, mostra il suo patire dentro nella carne, nelle
vene e ne' polsi contaminati dalla malignità dello spirto e con pallida
incarnazione fa quel gesto forzato e pauroso. Questa figura sostiene
un vecchio che, abbracciatola e preso animo, fatto gli occhi tondi con
la luce in mezzo, mostra con lo alzare le ciglia et increspar la fronte,
in un tempo medesimo e forza e paura. Pure mirando gli Apostoli fiso
pare che sperando in loro faccia animo a se stesso. Èvvi una femina
fra molte, la quale è principale figura di quella tavola, che
inginocchiata dinanzi a quegli, voltando la testa loro e coll'atto delle
braccia verso lo spiritato, mostra la miseria di colui. Oltra che gli
Apostoli chi ritto e chi a sedere et altri ginocchioni mostrano avere
grandissima compassione di tanta disgrazia. E nel vero egli vi fece
figure e teste, oltra la bellezza straordinaria, tanto nuove, varie e
belle che si fa giudizio commune degli artefici che questa opera, fra
tante quant'egli ne fece, sia la più celebrata, la più bella e la più
divina. Avvenga che chi vuol conoscere [e] mostrare [in] pittura
Cristo trasfigurato alla divinità lo guardi in questa opera, nella quale
egli lo fece sopra a questo monte diminuito in una aria lucida con
Mosè et Elia, che alluminati da una chiarezza di splendore si fanno
vivi nel lume suo; sono in terra prostrati Pietro, Iacopo e Giovanni, in
varie e belle attitudini: chi ha a terra il capo e chi con fare ombra
agl'occhi con le mani si difende dai raggi e dalla immensa luce dello
splendore di Cristo. Il quale vestito di colore di neve, pare che
aprendo le braccia et alzando la testa, mostri la essenza e la deità di
tutt'e tre le Persone unitamente ristrette nella perfezzione dell'arte di
Raffaello, il quale pare che tanto si restrignesse insieme con la virtù
sua, per mostrare lo sforzo et il valor dell'arte nel volto di Cristo, che
finitolo, come ultima cosa che a fare avesse, non toccò più pennelli,
sopragiugnendoli la morte.
Ora, avendo raccontate l'opere di questo eccellentissimo artefice,
prima che io venga a dire altri particolari della vita e morte sua, non
voglio che mi paia fatica discorrere alquanto per utile de' nostri
artefici intorno alle maniere di Raffaello. Egli dunque, avendo nella
sua fanciullezza imitato la maniera di Pietro Perugino suo maestro, e