Page 866 - Giorgio Vasari
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fatica. Quando Raffaello si diede a voler mutare e migliorare la
maniera, non aveva mai dato opera agl'ignudi con quello studio che si
ricerca, ma solamente gli aveva ritratti di naturale, nella maniera che
aveva veduto fare a Pietro suo maestro, aiutandogli con quella grazia
che aveva dalla natura. Datosi dunque allo studiare gl'ignudi et a
riscontrare i musculi delle notomie e degl'uomini morti e scorticati
con quelli de' vivi, che per la coperta della pelle non appariscono
terminati nel modo che fanno levata la pelle, e veduto poi in che
modo si facciano carnosi e dolci ne' luoghi loro e come nel girare
delle vedute si facciano con grazia certi storcimenti, e parimente
gl'effetti del gonfiare et abbassare et alzare o un membro o tutta la
persona, et oltre ciò l'incatenatura dell'ossa, de' nervi e delle vene; si
fecce eccellente in tutte le parti che in uno ottimo dipintore sono
richieste. Ma, conoscendo nondimeno che non poteva in questa parte
arrivare alla perfezzione di Michelagnolo, come uomo di grandissimo
giudizio, considerò che la pittura non consiste solamente in fare
uomini nudi, ma che ell'ha il campo largo e che fra i perfetti dipintori
si possono anco coloro annoverare che sanno esprimere bene e con
facilità l'invenzioni delle storie et i loro capricci con bel giudizio e che
nel fare i componimenti delle storie chi sa non confonderle col troppo
et anco farle non povere col poco, ma con bella invenzione et ordine
accomodarle, si può chiamare valente e giudizioso artefice. A questo,
sì come bene andò pensando Raffaello, s'aggiugne lo arrichirle con la
varietà e stravaganza delle prospettive, de' casamenti e de' paesi, il
leggiadro modo di vestire le figure, il fare che elle si perdino alcuna
volta nello scuro et alcuna volta venghino innanzi col chiaro; il fare
vive e belle le teste delle femmine, de' putti, de' giovani e de' vecchi
e dar loro, secondo il bisogno, movenza e bravura. Considerò anco
quanto importi la fuga de' cavalli nelle battaglie, la fierezza de'
soldati, il saper fare tutte le sorti d'animali e sopra tutto il far in modo
nei ritratti somigliar gl'uomini che paino vivi e si conoschino per chi
eglino sono fatti et altre cose infinite, come sono abigliamenti di
panni, calzari, celate, armadure, acconciature, di femmine, capegli,
barbe, vasi, alberi, grotte, sassi, fuochi, arie torbide e serene, nuvoli,
pioggie, saette, sereni, notte, lumi di luna, splendori di sole et infinite
altre cose, che seco portano ognora i bisogni dell'arte della pittura.