Page 856 - Giorgio Vasari
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non colori, ma oro e seta paiono. Vi è un libro di carta pecora miniato

               che  più  vivo  si  mostra  che  la  vivacità,  et  un  campanello  d'argento
               lavorato, che non si può dire quanto è bello. Ma fra l'altre cose vi è
               una  palla  della  seggiola  brunita  e  d'oro  nella  quale,  a  guisa  di
               specchio, si ribattono (tanta è la sua chiarezza) i lumi de le finestre,

               le spalle del Papa et il rigirare delle stanze; e sono tutte queste cose
               condotte  con  tanta  diligenza  che  credasi  pure,  e  sicuramente,  che
               maestro  nessuno  di  questo  meglio  non  faceria  né  abbia  a  fare.  La

               quale opera fu cagione che il Papa di premio grande lo rimunerò, e
               questo quadro si trova ancora in Fiorenza nella guardaroba del Duca.
               Fece similmente il Duca Lorenzo e 'l Duca Giuliano con perfezzione
               non più da altri che da esso dipinta nella grazia del colorito, i quali
               sono appresso agli eredi di Ottaviano de' Medici in Fiorenza. Laonde

               di  grandezza  fu  la  gloria  di  Raffaello  accresciuta  e  de'  premii
               parimente, perché per lasciare memoria di sé fece murare un palazzo
               a Roma in Borgo Nuovo, il quale Bramante fece condurre di getto; per

               queste  e  molte  altre  opere,  essendo  passata  la  fama  di  questo
               nobilissimo  artefice  insino  in  Francia  et  in  Fiandra,  Alberto  Durero
               tedesco,  pittore  mirabilissimo  et  intagliatore  di  rame  di  belissime
               stampe, divenne tributario delle sue opere a Raffaello e gli mandò la
               testa d'un suo ritratto condotta da lui a guazzo su una tela di bisso,

               che  da  ogni  banda  mostrava  parimente  e  senza  biacca  i  lumi
               trasparenti, se non che con acquerelli di colori era tinta e macchiata,
               e  de'  lumi  del  panno  aveva  campato  i  chiari,  la  quale  cosa  parve

               maravigliosa a Raffaello, perché egli gli mandò molte carte disegnate
               di man sua, le quali furono carissime ad Alberto. Era questa testa fra
               le cose di Giulio Romano, ereditario di Raffaello in Mantova. Avendo
               dunque  veduto  Raffaello  lo  andare  nelle  stampe  d'Alberto  Durero,
               volonteroso ancor egli di mostrare quel che in tale arte poteva, fece

               studiare Marco Antonio Bolognese in questa pratica infinitamente, il
               quale riuscì tanto eccellente che gli fece stampare le prime cose sue:
               la  carta  degli  Innocenti,  un  Cenacolo,  il  Nettuno  e  la  Santa  Cecilia

               quando bolle nell'olio.
               Fece poi Marco Antonio per Raffaello un numero di stampe, le quali

               Raffaello  donò  poi  al  Baviera  suo  garzone  ch'aveva  cura  d'una  sua
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