Page 855 - Giorgio Vasari
P. 855

Fece  ancora  doppo  questo  un  quadretto  di  figure  piccole,  oggi  in

               Bologna medesimamente in casa il conte Vincenzio Arcolano, dentrovi
               un  Cristo  a  uso  di  Giove  in  cielo  e  d'attorno  i  quattro  Evangelisti,
               come gli descrive Ezechiel; uno a guisa di uomo e l'altro di leone e
               quello d'aquila e di bue, con un paesino sotto figurato per la terra,

               non meno raro e bello nella sua piccolezza che sieno l'altre cose sue
               nelle grandezze loro. A Verona mandò della medesima bontà un gran
               quadro  ai  conti  da  Canossa,  nel  quale  è  una  Natività  di  Nostro
               Signore  bellissima  con  una  aurora  molto  lodata,  sì  come  è  ancora

               Santa Anna; anzi tutta l'opera, la quale non si può meglio lodare che
               dicendo  che  è  di  mano  di  Raffaello  da  Urbino.  Onde  que'  conti
               meritamente  l'hanno  in  somma  venerazione;  né  l'hanno  mai,  per
               grandissimo prezzo che sia stato loro offerto da molti prìncipi, a niuno

               voluto concederla. Et a Bindo Altoviti fece il ritratto suo quando era
               giovane  che  è  tenuto  stupendissimo.  E  similmente  un  quadro  di
               Nostra Donna che egli mandò a Fiorenza, il qual quadro è oggi nel
               palazzo del duca Cosimo nella cappella delle stanze nuove e da me

               fatte e dipinte, e serve per tavola dell'altare, et in esso è dipinta una
               Santa Anna vecchissima a sedere, la quale porge alla Nostra Donna il
               suo Figliuolo di tanta bellezza ne l'ignudo e nelle fatezze del volto che
               nel suo ridere rallegra chiunque lo guarda; senzaché Raffaello mostrò

               nel dipignere la Nostra Donna tutto quello che di bellezza si può fare
               nell'aria di una Vergine, dove sia accompagnata negli occhi modestia,
               nella  fronte  onore,  nel  naso  grazia  e  nella  bocca  virtù,  senzaché
               l'abito suo è tale che mostra una semplicità et onestà infinita. E nel

               vero io non penso che per tanta cosa si possa veder meglio; èvvi un
               San  Giovanni  a  sedere  ignudo  et  un'altra  Santa  ch'è  bellissima
               anch'ella. Così per campo vi è un casamento, dove egli ha finto una
               finestra impannata che fa lume alla stanza dove le figure son dentro.

               Fece in Roma un quadro di buona grandezza, nel quale ritrasse papa
               Leone, il cardinale Giulio de' Medici e il cardinale de' Rossi, nel quale

               si veggono non finte, ma di rilievo tonde le figure; quivi è il veluto
               che ha il pelo, il damasco a dosso a quel Papa, che suona e lustra; le
               pelli della fodera morbide e vive, e gli ori e le sete contrafatti sì che
   850   851   852   853   854   855   856   857   858   859   860