Page 846 - Giorgio Vasari
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Omero che, cieco con la testa elevata cantando versi, ha a' piedi uno
               che gli scrive; vi sono poi tutte in un gruppo le nove Muse et Appollo
               con  tanta  bellezza  d'arie  e  divinità  nelle  figure,  che  grazia  e  vita
               spirano  ne'  fiati  loro.  Èvvi  la  dotta  Saffo  et  il  divinissimo  Dante,  il
               leggiadro  Petrarca  e  lo  amoroso  Boccaccio,  che  vivi  vivi  sono;  il

               Tibaldeo similmente et infiniti altri moderni. La quale istoria è fatta
               con molta grazia e finita con diligenza.

               Fece  in  un'altra  parete  un  cielo  con  Cristo  e  la  Nostra  Donna,  San
               Giovanni Batista, gli Apostoli e gli Evangelisti e Martiri su le nugole
               con  Dio  Padre,  che  sopra  tutti  manda  lo  Spirito  Santo  e

               massimamente sopra un numero infinito di Santi, che sotto scrivono
               la  Messa;  e  sopra  l'Ostia,  che  è  sullo  altare,  disputano.  Fra  i  quali
               sono i quattro Dottori della chiesa, che intorno hanno infiniti santi.
               Èvvi  Domenico,  Francesco,  Tomaso  d'Aquino,  Buonaventura,  Scoto,

               Nicolò  de  Lira,  Dante,  fra'  Girolamo  Savonarola  da  Ferrara  e  tutti  i
               teologi cristiani et infiniti ritratti di naturale; et in aria sono quattro
               fanciulli  che  tengono  aperti  gli  Evangeli.  Dalle  quali  figure  non
               potrebbe  pittore  alcuno  formar  cosa  più  leggiadra,  né  di  maggior

               perfezzione. Avvenga che nell'aria et in cerchio son figurati que' Santi
               a  sedere,  che  nel  vero,  oltra  al  parer  vivi  di  colori,  scortano  di
               maniera e sfuggono che non altrimenti farebbono se fussino di rilievo.
               Oltra che sono vestiti diversamente, con bellissime pieghe di panni e

               l'arie  delle  teste  più  celesti  che  umane,  come  si  vede  in  quella  di
               Cristo,  la  quale  mostra  quella  clemenza  e  quella  pietà  che  può
               mostrare agli uomini mortali divinità di cosa dipinta. Conciò fusse che
               Raffaello ebbe questo dono dalla natura di far l'arie sue delle teste

               dolcissime e graziosissime, come ancora ne fa fede la Nostra Donna
               che, messesi le mani al petto, guardando e contemplando il Figliuolo,
               pare che non possa dinegar grazia; senza che egli riservò un decoro
               certo  bellissimo,  mostrando  nell'arie  de'  Santi  Patriarchi  l'antichità,

               negli Apostoli la semplicità e ne' Martiri la fede. Ma molto più arte et
               ingegno mostrò ne' Santi Dottori cristiani, i quali a sei, a tre, a due
               disputando per la storia, si vede nelle cere loro una certa curiosità et
               uno affanno nel voler trovare il certo di quel che stanno in dubbio,

               faccendone segno co 'l disputar con le mani e co 'l far certi atti con la
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