Page 827 - Giorgio Vasari
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quel considerato ordine di fortificazione e di bellezza che oggi
veggiamo. Le quali opere gli diedero tal fama che dal Duca di Milano,
a ciò che gli facesse il modello d'un palazzo per lui, fu per il mezzo
poi di Lorenzo condotto a Milano, dove non meno fu onorato Giuliano
dal Duca che e' si fusse stato onorato prima dal re quando lo fece
chiamare a Napoli. Perché, presentando egli il modello per parte del
Magnifico Lorenzo, riempié quel Duca di stupore e di maraviglia nel
vedere in esso l'ordine e la distribuzione di tanti begli ornamenti, e
con arte tutti e con leggiadria accomodati ne' luoghi loro. Il che fu
cagione che, procacciate tutte le cose a ciò necessarie, si cominciasse
a metterlo in opera. Nella medesima città furono insieme Giuliano e
Lionardo da Vinci, che lavorava col Duca, e parlando esso Lionardo
del getto che far voleva del suo cavallo, n'ebbe bonissimi documenti.
La quale opra fu messa in pezzi per la venuta de' Franzesi, e così il
cavallo non si finì, né ancora si poté finire il palazzo.
Ritornato Giuliano a Fiorenza, trovò che Antonio suo fratello, che gli
serviva ne' modegli, era divenuto tanto egregio che nel suo tempo
non c'era chi lavorasse et intagliasse meglio di esso e massimamente
Crocifissi di legno grandi, come ne fa fede quello sopra lo altar
maggiore nella Nunziata di Fiorenza, et uno che tengono i frati di San
Gallo in San Iacopo tra' Fossi et uno altro nella Compagnia dello
Scalzo, i quali sono tutti tenuti bonissimi. Ma egli lo levò da tale
essercizio et alla architettura in compagnia sua lo fece attendere,
avendo egli per il privato e publico a fare molte faccende. Avvenne,
come di continuo avviene, che la fortuna nimica della virtù levò gli
appoggi delle speranze a' virtuosi con la morte di Lorenzo de' Medici;
la quale non solo fu cagione di danno agli artefici virtuosi et alla
patria sua, ma a tutta l'Italia ancora; onde rimase Giuliano con gli
altri spirti ingegnosi sconsolatissimo, e per lo dolore si trasferì a Prato
vicino a Fiorenza a fare il tempio della Nostra Donna delle carcere,
per essere ferme in Fiorenza tutte le fabbriche publiche e private.
Dimorò dunque in Prato tre anni continui, con sopportare la spesa, il
disagio e 'l doloro come potette il meglio. Dopo, avendosi a ricoprire
la chiesa della Madonna di Loreto e voltare la cupola, già stata
cominciata e non finita da Giuliano da Maiano, dubitavano coloro che