Page 830 - Giorgio Vasari
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delle sue prime fabbriche innanzi la venuta di Bramante. Antonio, che
era rimasto a Fiorenza, sendo gonfaloniere Pier Soderini, non ci
essendo Giuliano continuò la fabbrica del Poggio Imperiale, dove si
mandavano a lavorare tutti i prigioni pisani per finire più tosto tal
fabbrica. Fu poi per i casi d'Arezzo rovinata la fortezza vecchia, et
Antonio fece il modello della nuova col consenso di Giuliano; il quale
da Roma perciò partì e subito vi tornò. E fu questa opera cagione che
Antonio fosse fatto architetto del comune di Fiorenza sopra tutte le
fortificazioni. Nel ritorno di Giuliano in Roma si praticava se 'l divino
Michele Agnolo Buonarroti dovesse fare la sepoltura di Giulio, perché
Giuliano confortò il Papa all'impresa, aggiugnendo che gli pareva che
per quello edifizio si dovesse fabricare una cappella a posta senza
porre quella nel vecchio San Piero, non vi essendo luogo, perciò che
quella cappella renderebbe quell'opera più perfetta. Avendo dunque
molti architetti fatti disegni, si venne in tanta considerazione a poco a
poco che, in cambio di fare una cappella, si mise mano alla gran
fabrica del nuovo San Piero. Et essendo di que' giorni capitato in
Roma Bramante da Castel Durante architetto, il quale tornava di
Lombardia, egli si adoperò di maniera con mezzi et altri modi
straordinarii e con suoi ghiribizzi, avendo in suo favore Baldassarri
Peruzzi, Raffaello da Urbino et altri architetti, che mise tutta l'opera in
confusione; onde si consumò molto tempo in ragionamenti. E
finalmente l'opera (in guisa seppe egli adoperarsi) fu data a lui, come
a persona di più giudizio, migliore ingegno e maggiore invenzione;
per che Giuliano sdegnato, parendogli avere ricevuto ingiuria dal
Papa col quale aveva avuto stretta servitù quando era in minor grado
e la promessa di quella fabrica, domandò licenza, e così, nonostante
che egli fusse ordinato compagno di Bramante in altri edifizii che in
Roma si facevano, si partì e se ne tornò con molti doni avuti dal Papa
a Fiorenza. Il che fu molto caro a Piero Soderini, il quale lo mise
subito in opera.
Né passarono sei mesi che Messer Bartolomeo della Rovere, nipote
del Papa e compare di Giuliano, gli scrisse, a nome di Sua Santità,
che egli dovesse per suo utile ritornare a Roma; ma non fu possibile
né con patti né con promesse svolgere Giuliano, parendogli essere