Page 831 - Giorgio Vasari
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stato  schernito  dal  Papa.  Ma  finalmente,  essendo  scritto  a  Piero
               Soderini che per ogni modo mandasse Giuliano a Roma perché Sua
               Santità voleva fornire la fortificazione del Torrion tondo, cominciata
               da Nicola Quinto, e così quella di Borgo e Belvedere et altre cose, si
               lasciò Giuliano persuadere dal Soderino, e così andò a Roma, dove fu

               dal  Papa  ben  raccolto  e  con  molti  doni.  Andando  poi  il  Papa  a
               Bologna, cacciati che ne furono i Bentivogli, per consiglio di Giuliano
               deliberò far fare da Michelagnolo Buonarroti un papa di bronzo, il che

               fu  fatto,  sì  come  si  dirà  nella  vita  di  esso  Michelagnolo.  Seguitò
               similmente  Giuliano  il  Papa  alla  Mirandola  e,  quella  presa,  avendo
               molti disagi e fatiche sopportato, se ne tornò con la corte a Roma. Né
               essendo ancora la rabbia di cacciare i Franzesi d'Italia uscita di testa
               al  Papa,  tentò  di  levare  il  governo  di  Fiorenza  delle  mani  a  Piero

               Soderini, essendogli ciò, per fare quello che aveva in animo, di non
               piccolo  impedimento.  Onde  per  queste  cagioni,  essendosi  diviato  il
               Papa  dal  fabricare  e  nelle  guerre  intricato,  Giuliano  già  stanco  si

               risolvette dimandare licenza al Papa, vedendo che solo alla fabrica di
               San Piero si attendeva et anco a quella non molto. Ma rispondendogli
               il  Papa  in  collera:  "Credi  tu  che  non  si  trovino  de'  Giuliani  da  San
               Gallo?", egli rispose che non mai di fede, né di servitù pari alla sua,
               ma  che  ritrovarebbe  bene  egli  de'  principi  di  più  integrità  nelle

               promesse che non era stato il Papa verso sé. Insomma, non gli dando
               altramente licenza, il Papa gli disse che altra volta gliene parlassi.

               Aveva  intanto  Bramante  condotto  a  Roma  Raffaello  da  Urbino,
               messelo  in  opera  a  dipignere  le  camere  papali,  onde  Giuliano
               vedendo che in quelle pitture molto si compiaceva il Papa, e che egli

               disiderava che si dipignesse la volta della cappella di Sisto suo zio, gli
               ragionò di Michelagnolo, aggiugnendo che egli aveva già in Bologna
               fatta la statua di bronzo. La qual cosa piacendo al Papa, fu mandato
               per  Michelagnolo,  e  giunto  in  Roma  allogatagli  la  volta  della  detta

               cappella. Poco dopo, tornando Giuliano a chiedere di nuovo al Papa
               licenza,  Sua  Santità  vedendolo  in  ciò  deliberato,  fu  contento  che  a
               Fiorenza  se  ne  tornasse  con  sua  buona  grazia;  e  poi  che  l'ebbe
               benedetto,  in  una  borsa  di  raso  rosso  gli  donò  cinquecento  scudi,

               dicendogli che se ne tornasse a casa a riposarsi e che in ogni tempo
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