Page 792 - Giorgio Vasari
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tanto gli era cresciuto l'animo vedendo le forze del Papa e la volontà
               sua  corrispondere  allo  ingegno  et  alla  voglia  che  esso  aveva,  che
               sentendolo avere volontà di buttare in terra la chiesa di Santo Pietro
               per rifarla di nuovo, gli fece infiniti disegni. Ma fra gli altri ne fece uno
               che  fu  molto  mirabile;  dove  egli  mostrò  quella  intelligenza  che  si

               poteva maggiore con dua campanili che mettono in mezzo la facciata,
               come si vede nelle monete che batté poi Giulio II e Leon X fatte da
               Carradosso,  eccellentissimo  orefice  che  nel  far  coni  non  ebbe  pari,

               come ancora si vede la medaglia di Bramante fatta da lui molto bella.
               E così resoluto il Papa di dar principio alla grandissima e terribilissima
               fabrica di San Pietro, ne fece rovinare la metà e postovi mano con
               animo che di bellezza, arte, invenzione et ordine, così di grandezza,
               come di ricchezza e d'ornamento avessi a passare tutte le fabbriche

               che erano state fatte in quella città dalla potenzia di quella Republica
               e dall'arte et ingegno di tanti valorosi maestri; con la solita prestezza
               la fondò et in gran parte innanzi alla morte del Papa e sua, la tirò alta

               fino a la cornice, dove sono gli archi a tutti i quattro pilastri e voltò
               quegli con somma prestezza et arte. Fece ancora volgere la cappella
               principale, dove è la nicchia, attendendo insieme a far tirare inanzi la
               cappella che si chiama del re di Francia.

               Egli  trovò  in  tal  lavoro  il  modo  del  buttar  le  volte  con  le  casse  di
               legno, che intagliate vengano co' suoi fregi e fogliami di mistura di

               calce;  e  mostrò  negli  archi,  che  sono  in  tale  edificio,  il  modo  del
               voltargli  con  i  ponti  impiccati,  come  abbiamo  veduto  seguitare  poi
               con la medesima invenzione da Anton da San Gallo. Vedesi in quella
               parte, ch'è finita di suo, la cornice che rigira attorno di dentro correre

               in modo, con grazia, che il disegno di quella non può nessuna mano
               meglio in essa levare e sminuire. Si vede ne' suoi capitegli, che sono
               a  foglie  di  ulivo  di  dentro,  et  in  tutta  l'opera  dorica  di  fuori
               stranamente  bellissima,  di  quanta  terribilità  fosse  l'animo  di

               Bramante;  che  in  vero  s'egli  avesse  avuto  le  forze  eguali  allo
               ingegno,  di  che  aveva  adorno  lo  spirito,  certissimamente  avrebbe
               fatto cose inaudite più che non fece. Perché oggi questa opera, come
               si  dirà  a'  suoi  luoghi,  è  stata  dopo  la  morte  sua  molto  travagliata

               dagli architettori; e talmente che si può dire che da quattro archi in
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