Page 790 - Giorgio Vasari
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egli  era  molto  spedito  et  intendeva  maravigliosamente  la  cosa  del

               fabricare; e questa muraglia di belvedere fu da lui con grandissima
               prestezza condotta et era tanta la furia di lui che faceva e del papa,
               che aveva voglia che tali fabriche non si murassero, ma nascessero,
               che i fondatori portavano di notte la sabbia et il pancone fermo della

               terra,  e  la  cavavano  di  giorno  in  presenza  a  Bramante;  perch'egli
               senza altro vedere faceva fondare. La quale inavvertenza fu cagione
               che le sue fatiche sono tutte crepate e stanno a pericolo di ruinare

               come fece questo medesimo corridore, del quale un pezzo di braccia
               ottanta ruinò a terra al tempo di Clemente VII e fu rifatto poi da Papa
               Paulo III et egli ancora lo fece rifondare e ringrossare.

               Sono di suo in belvedere molte altre salite di scale variate secondo i
               luoghi  suoi  alti  e  bassi,  cosa  bellissima  con  ordine  dorico,  ionico  e
               corinzio, opera condotta con somma grazia. Et aveva di tutto fatto un

               modello, che dicono essere stato cosa maravigliosa, come ancora si
               vede il principio di tale opera così imperfetta. Fece oltra questo una
               scala  a  chiocciola  su  le  colonne  che  salgono,  sì  che  a  cavallo  vi  si
               cammina, nella quale il dorico entra nello ionico e così nel corinzio, e

               de  l'uno  salgono  ne  l'altro:  cosa  condotta  con  somma  grazia  e  con
               artifizio certo eccellente; la quale non gli fa manco onore che cosa
               che  sia  quivi  di  man  sua.  Questa  invenzione  è  stata  cavata  da
               Bramante de San Niccolò di Pisa, come si disse nella vita di Giovanni

               e Niccola Pisani. Entrò Bramante in capriccio di fare in belvedere, in
               un  fregio  nella  facciata  di  fuori,  alcune  lettere  a  guisa  di  ieroglifi
               antichi,  per  dimostrare  magiormente  l'ingegno  ch'aveva  e  per
               mettere il nome di quel Pontefice e 'l suo, et aveva così cominciato:

               "Iulio II Pont. Massimo" et aveva fatto fare una testa in profilo di Iulio
               Cesare, e con dua archi un ponte che diceva: "Iulio II Pont.", et una
               aguglia del circolo Massimo per "Max." di che il Papa si rise e gli fecie
               fare le lettere d'un braccio che ci sono oggi alla antica, dicendo che

               l'aveva cavata questa scioccheria da Viterbo sopra una porta dove un
               maestro Francesco architettore messe il suo nome in uno architrave
               intagliato così che fece un San Francesco, un arco, un tetto et una
               torre  che  rilevando  diceva,  a  modo  suo:  "Maestro  Francesco

               architettore".
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