Page 774 - Giorgio Vasari
P. 774
colorita di maniera sì maravigliosa e stupenda, che i pittori ammirano
quella per colorito mirabile, e che non si possa quasi dipignere
meglio. Fece similmente quadri et altre pitture per Lombardia a molti
signori; e fra l'altre cose sue, due quadri in Mantova al duca Federigo
II, per mandare a lo imperatore, cosa veramente degna di tanto
principe. Le quali opere vedendo Giulio Romano, disse non aver mai
veduto colorito nessuno ch'aggiugnesse a quel segno: l'uno era una
Leda ignuda, e l'altro una Venere, sì di morbidezza colorito e d'ombre
di carne lavorate, che non parevano colori ma carni; era in una un
paese mirabile, né mai lombardo fu che meglio facesse queste cose
di lui, et oltra di ciò, capegli sì leggiadri di colore e con finita pulitezza
sfilati e condotti, che meglio di quegli non si può vedere. Eranvi alcuni
amori, che de le saette facevano prova su una pietra, quelle d'oro e
di piombo, lavorati con bello artificio, e, quel che più grazia donava
alla Venere, era una acqua chiarissima e limpida, che correva fra
alcuni sassi e bagnava i piedi di quella e quasi nessuno ne ocupava.
Onde nello scorgere quella candidezza con quella dilicatezza, faceva
agl'occhi compassione nel vedere. Perché certissimamente Antonio
meritò ogni grado et ogni onore vivo e con le voci e con gli scritti ogni
gloria dopo la morte. Dipinse ancora in Modena una tavola d'una
Madonna tenuta da tutti i pittori in pregio e per la maggior pittura di
quella città. In Bologna parimente è di sua mano in casa gl'Arcolani,
gentiluomini bolognesi, un Cristo che ne l'orto apare a Maria
Madalena, cosa molto bella. In Reggio era un quadro bellissimo e
raro, che non è molto che passando Messer Luciano Palavigino, il
quale molto si diletta delle cose belle di pittura, e vedendolo non
guardò a spesa di danari, e come avesse compero una gioia, lo
mandò a Genova nella casa sua. È in Reggio medesimamente una
tavola, drentovi una Natività di Cristo, ove partendosi da quello uno
splendore fa lume a' pastori et intorno alle figure che lo contemplano,
e fra molte considerazioni avute in questo suggetto, vi è una femina
che volendo fisamente guardare verso Cristo, e per non potere gli
occhi mortali sofferire la luce della sua divinità, che con i raggi par
che percuota quella figura, si mette la mano dinanzi agl'occhi, tanto
bene espressa, che è una maraviglia. Èvvi un coro di Angeli sopra la