Page 760 - Giorgio Vasari
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et  i  terzi  che  muovano,  et  in  quegli  a  parte  per  parte  di  brutti
               caratteri  scrisse  lettere,  che  sono  fatte  con  la  mano  mancina  a
               rovescio, e chi non ha pratica a leggere non l'intende, perché non si
               leggono se non con lo specchio.

               Di queste carte della notomia degl'uomini n'è gran parte nelle mani di
               Messer Francesco da Melzo, gentiluomo milanese, che nel tempo di

               Lionardo era bellissimo fanciullo e molto amato da lui, così come oggi
               è bello e gentile vecchio, che le ha care e tiene come per reliquie tal
               carte  insieme  con  il  ritratto  della  felice  memoria  di  Lionardo.  E  chi
               legge quegli scritti, par impossibile che quel divino spirito abbi così

               ben  ragionato  dell'arte  e  de'  muscoli  e  nervi  e  vene,  e  con  tanta
               diligenza  d'ogni  cosa.  Come  anche  sono  nelle  mani  di...  pittor
               milanese  alcuni  scritti  di  Lionardo,  pur  di  caratteri  scritti  con  la
               mancina a rovescio, che trattano della pittura e de' modi del disegno

               e  colorire.  Costui  non  è  molto,  che  venne  a  Fiorenza  a  vedermi,
               desiderando stampar questa opera, e la condusse a Roma per dargli
               esito, né so poi che di ciò sia seguito.

               E per tornare alle opere di Lionardo, venne al suo tempo in Milano il
               re di Francia, onde pregato Lionardo di far qualche cosa bizzarra, fece

               un  lione,  che  caminò  parecchi  passi,  poi  s'aperse  il  petto  e  mostrò
               tutto pien di gigli. Prese in Milano Salaì milanese per suo creato, il
               qual era vaghissimo di grazia e di bellezza, avendo begli capegli, ricci
               et inanellati, de' quali Lionardo si dilettò molto et a lui insegnò molte
               cose dell'arte; e certi lavori, che in Milano si dicono essere di Salaì,

               furono ritocchi da Lionardo.

               Ritornò a Fiorenza, dove trovò che i frati de' Servi avevano alloggato
               a Filippino l'opere della tavola dell'altar maggiore della Nunziata; per
               il che fu detto da Lionardo che volentieri avrebbe fatta una simil cosa.
               Onde Filippino inteso ciò, come gentil persona ch'egli era, se ne tolse

               giù:  et  i  frati,  perché  Lionardo  la  dipignesse,  se  lo  tolsero  in  casa,
               facendo le spese a lui et a tutta la sua famiglia. E così li tenne in
               pratica  lungo  tempo,  né  mai  cominciò  nulla.  Finalmente  fece  un
               cartone dentrovi una Nostra Donna et una S. Anna, con un Cristo, la

               quale non pure fece maravigliare tutti gl'artefici, ma finita ch'ella fu,
               nella  stanza  durarono  due  giorni  d'andare  a  vederla  gl'uomini  e  le
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