Page 757 - Giorgio Vasari
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Giambullari. Cominciò una tavola della adorazione da Magi, che v'è su

               molte cose belle massime di teste. La quale era in casa d'Amerigo
               Benci  dirimpetto  alla  loggia  dei  Peruzzi,  la  quale  anche  ella  rimase
               imperfetta come l'altre cose sua.

               Avvenne che morto Giovan Galeazzo duca di Milano e creato Lodovico
               Sforza  nel  grado  medesimo  l'anno  1494,  fu  condotto  a  Milano  con

               gran  riputazione  Lionardo  al  Duca,  il  quale  molto  si  dilettava  del
               suono de la lira, perché sonasse: e Lionardo portò quello strumento,
               ch'egli  aveva  di  sua  mano  fabricato  d'argento  gran  parte  in  forma
               d'un  teschio  di  cavallo,  cosa  bizzarra  e  nuova,  acciò  ché  l'armonia

               fosse con maggior tuba e più sonora di voce, laonde superò tutti i
               musici,  che  quivi  erano  concorsi  a  sonare.  Oltra  ciò  fu  il  migliore
               dicitore  di  rime  a  l'improviso  del  tempo  suo.  Sentendo  il  Duca  i
               ragionamenti  tanto  mirabili  di  Lionardo,  talmente  s'innamorò  de  le

               sue virtù, che era cosa incredibile. E pregatolo, gli fece fare in pittura
               una tavola d'altare, dentrovi una Natività che fu mandata dal Duca a
               l'imperatore. Fece ancora in Milano ne' frati di S. Domenico a S. Maria
               de le Grazie un Cenacolo, cosa bellissima e maravigliosa, et alle teste

               degli  Apostoli  diede  tanta  maestà  e  bellezza,  che  quella  del  Cristo
               lasciò imperfetta, non pensando poterle dare quella divinità celeste,
               che a l'imagine di Cristo si richiede. La quale opera, rimanendo così
               per  finita,  è  stata  dai  milanesi  tenuta  del  continuo  in  grandissima

               venerazione,  e  dagli  altri  forestieri  ancora,  atteso  che  Lionardo  si
               imaginò  e  riuscigli  di  esprimere  quel  sospetto  che  era  entrato
               negl'Apostoli, di voler sapere chi tradiva il loro maestro. Per il che si
               vede  nel  viso  di  tutti  loro  l'amore,  la  paura  e  lo  sdegno,  o  vero  il

               dolore, di non potere intendere lo animo di Cristo. La qual cosa non
               arreca minor maraviglia, che il conoscersi allo incontro l'ostinazione,
               l'odio e 'l tradimento in Giuda, senza che ogni minima parte dell'opera
               mostra una incredibile diligenzia. Avvenga che insino nella tovaglia è

               contraffatto  l'opera  del  tessuto,  d'una  maniera  che  la  rensa  stessa
               non mostra il vero meglio.

               Dicesi che il priore di quel luogo sollecitava molto importunamente
               Lionardo che finissi l'opera, parendogli strano veder talora Lionardo
               starsi un mezzo giorno per volta astratto in considerazione, et arebbe
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