Page 762 - Giorgio Vasari
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cantasse,  e  di  continuo  buffoni  che  la  facessino  stare  allegra,  per
               levar via quel malinconico, che suol dar spesso la pittura a' ritratti che
               si fanno. Et in questo di Lionardo vi era un ghigno tanto piacevole che
               era  cosa  più  divina  che  umana  a  vederlo,  et  era  tenuta  cosa
               maravigliosa, per non essere il vivo altrimenti.

               Per la eccellenzia dunque delle opere di questo divinissimo artefice,

               era  tanto  cresciuta  la  fama  sua,  che  tutte  le  persone  che  si
               dilettavano de l'arte, anzi la stessa città intera disiderava ch'egli le
               lasciasse  qualche  memoria;  e  ragionavasi  per  tutto  di  fargli  fare
               qualche opera notabile e grande, donde il pubblico fusse ornato et

               onorato  di  tanto  ingegno,  grazia  e  giudizio,  quanto  nelle  cose  di
               Lionardo  si  conosceva.  E  tra  il  gonfalonieri  et  i  cittadini  grandi  si
               praticò  che  essendosi  fatta  di  nuovo  la  gran  sala  del  consiglio,
               l'architettura  della  quale  fu  ordinata  col  giudizio  e  consiglio  suo,  di

               Giuliano  S.  Gallo  e  di  Simone  Pollaiuoli  detto  Cronaca  e  di
               Michelagnolo  Buonarroti  e  Baccio  d'Agnolo  (come  a'  suoi  luoghi  più
               distintamente si raggionerà). La quale finita, con grande prestezza fu
               per decreto publico ordinato, che a Lionardo fussi dato a dipignere

               qualche opera bella; e così da Piero Soderini, gonfaloniere allora di
               giustizia, gli fu allogata la detta sala. Per il che volendola condurre
               Lionardo, cominciò un cartone alla sala del papa, luogo in S. Maria
               Novella,  dentrovi  la  storia  di  Niccolò  Piccinino,  capitano  del  duca

               Filippo  di  Milano,  nel  quale  disegnò  un  groppo  di  cavalli  che
               combattevano  una  bandiera,  cosa  che  eccellentissima  e  di  gran
               magisterio fu tenuta per le mirabilissime considerazioni che egli ebbe
               nel far quella fuga. Perciò che in essa non si conosce meno la rabbia,

               lo  sdegno  e  la  vendetta  negli  uomini  che  ne'  cavalli;  tra  quali  due
               intrecciatisi  con  le  gambe  dinanzi  non  fanno  men  guerra  coi  denti,
               che  si  faccia  chi  gli  cavalca  nel  combattere  detta  bandiera,  dove
               apiccato le mani un soldato, con la forza delle spalle, mentre mette il

               cavallo  in  fuga,  rivolto  egli  con  la  persona,  aggrappato  l'aste  dello
               stendardo, per sgusciarlo per forza delle mani di quattro, che due lo
               difendono  con  una  mano  per  uno,  e  l'altra  in  aria  con  le  spade
               tentano  di  tagliar  l'aste;  mentre  che  un  soldato  vecchio  con  un

               berretton  rosso,  gridando,  tiene  una  mano  nell'asta  e  con  l'altra
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