Page 727 - Giorgio Vasari
P. 727

Gaddi,  fu  più  che  ragionevole  dipintore  de'  tempi  suoi;  e  quando
               Donatello  lavorava  in  Padova,  come  nella  sua  vita  si  è  già  detto,
               andando una volta fra l'altre a Verona, restò maravigliato dell'opere
               di  Stefano,  affermando  che  le  cose  che  egli  aveva  fatto  a  fresco,
               erano le migliori che insino a que' tempi fussero in quelle parti state

               lavorate. Le prime opere di costui furono in S. Antonio di Verona, nel
               tramezzo della chiesa, in una testa del muro a man manca, sotto il
               girare d'una volta; e furono una Nostra Donna col Figliuolo in braccio,

               e S. Iacopo e S. Antonio, che la mettono in mezzo. Questa opera è
               tenuta  anco  al  presente  bellissima  in  quella  città,  per  una  certa
               prontezza  che  si  vede  nelle  dette  figure,  e  particolarmente  nelle
               teste,  fatte  con  molta  grazia.  In  S.  Niccolò,  chiesa  parimente  e
               parocchia  di  quella  città,  dipinse  a  fresco  un  S.  Niccolò,  che  è

               bellissimo. E nella via di S. Polo, che va alla porta del vescovo, nella
               facciata d'una casa, dipinse la Vergine con certi Angeli molto belli et
               un S. Cristofano. E nella via del Duomo, sopra il muro della chiesa di

               S. Consolata, in uno sfondamento fatto nel muro, dipinse una Nostra
               Donna et alcuni uccelli, e particolarmente un pavone, sua impresa. In
               S. Eufemia, convento de' frati Eremitani di S. Agostino, dipinse sopra
               la porta del fianco un S. Agostino con due altri santi, sotto il manto
               del quale S. Agostino sono assai frati e monache del suo Ordine; ma

               il più bello di questa opera sono due profeti dal mezzo in su, grandi
               quanto il vivo; perciò che hanno le più belle e più vivaci teste che mai
               facesse Stefano; et il colorito di tutta l'opera, per essere stato con

               diligenza  lavorato,  si  è  mantenuto  bello  insino  a'  tempi  nostri,  non
               ostante  che  sia  stato  molto  percosso  dall'acque,  da'  venti  e  dal
               ghiaccio.  E  se  questa  opera  fusse  stata  al  coperto,  per  non  l'avere
               Stefano  ritocca  a  secco,  ma  usato  diligenza  nel  lavorarla  bene  a
               fresco,  ella  sarebbe  ancora  bella  e  viva,  come  gli  uscì  delle  mani,

               dove  è  pure  un  poco  guasta.  Fece  poi  dentro  alla  chiesa,  nella
               cappella  del  Sagramento,  cioè  intorno  al  tabernacolo,  alcuni  Angeli
               che  volano,  una  parte  de'  quali  suonano,  altri  cantano  et  altri

               incensano il Sagramento, et una figura di Gesù Cristo, che egli dipinse
               in cima per finimento del tabernacolo. Da basso sono altri Angeli che
               lo  reggono,  con  veste  bianche  e  lunghe  insino  a'  piedi,  che  quasi
               finiscono in nuvole, la qual maniera fu propria di Stefano nelle figure
   722   723   724   725   726   727   728   729   730   731   732