Page 682 - Giorgio Vasari
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in sagrestia, et in una capella di chiesa, per Messer Pier Minerbetti,
               cavaliere.  Fu  suo  allievo  ancora  Agnol  di  Polo,  che  di  terra  lavorò
               molto praticamente, et ha pieno la città di cose di sua mano, e se
               avesse  voluto  attender  all'arte  da  senno,  arebbe  fatte  cose
               bellissime. Ma più di tutti fu amato da lui Lorenzo di Credi, il quale

               ricondusse  l'ossa  di  lui  da  Vinezia,  e  le  ripose  nella  chiesa  di  S.
               Ambruogio  nella  sepoltura  di  Ser  Michele  di  Cione,  dove  sopra  la
               lapida sono intagliate queste parole:



               Sep. Michaelis de Cionis et suorum;



               et appresso:


               Hic ossa iacent Andreae Verrochii, qui obiit Venetiis

               MCCC[C]LXXXVIII



               Si dilettò assai Andrea di formare di gesso da far presa, cioè di quello
               che si fa d'una pietra dolce, la quale si cava in quel di Volterra e di

               Siena, et in altri molti luoghi d'Italia. La quale pietra cotta al fuoco e
               poi pesta e con l'acqua tiepida impastata, diviene tenera di sorte, che
               se ne fa quello che altri vuole, e dopo rassoda insieme et indurisce, in
               modo che vi si può dentro gettar figure intere. Andrea dunque usò di

               formare,  con  forme  così  fatte,  le  cose  naturali  per  poterle  con  più
               commodità  tenere  inanzi  et  imitarle,  cioè  mani,  piedi,  ginocchia,
               gambe, braccia e torsi. Dopo si cominciò al tempo suo a formare le
               teste di coloro che morivano, con poca spesa; onde si vede in ogni

               casa di Firenze sopra i camini, usci, finestre e cornicioni infiniti di detti
               ritratti, tanto ben fatti e naturali, che paiono vivi. E da detto tempo in
               qua si è seguitato e seguita il detto uso, che a noi è stato di gran
               commodità, per avere i ritratti di molti, che si sono posti nelle storie

               del  palazzo  del  duca  Cosimo.  E  di  questo  si  deve  certo  aver
               grandissimo  obligo  alla  virtù  d'Andrea,  che  fu  de'  primi  che
               cominciasse a metterlo in uso.
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