Page 678 - Giorgio Vasari
P. 678

aver  la  detta  sepoltura  collocata  nell'apertura  d'una  finestra  larga
               braccia cinque et alta dieci in circa e posta sopra un basamento che
               divide  la  detta  cappella  del  Sagramento  dalla  sagrestia  vecchia.  E
               sopra  la  cassa,  per  ripieno  dell'apertura  insino  alla  volta,  fece  una
               grata a mandorle di cordoni di bronzo naturalissimi con ornamenti in

               certi luoghi d'alcuni festoni et altre belle fantasie, tutte notabili e con
               molta  pratica,  giudizio  et  invenzione  condotte.  Dopo,  avendo
               Donatello  per  lo  magistrato  de'  sei  della  Mercanzia  fatto  il

               tabernacolo  di  marmo  che  è  oggi  dirimpetto  a  San  Michele,
               nell'oratorio  di  esso  d'Or  San  Michele,  et  avendovisi  a  fare  un  San
               Tommaso di bronzo che cercasse la piaga a Cristo, ciò per allora non
               si fece altrimenti, perché degl'uomini che avevano cotal cura, alcuni
               volevano che lo facesse Donatello et altri Lorenzo Ghiberti. Essendosi

               dunque  la  cosa  stata  così,  insino  a  che  Donato  e  Lorenzo  vissero,
               furono  finalmente  le  dette  due  statue  allogate  ad  Andrea,  il  quale
               fattone i modelli e le forme, le gettò e vennero tanto salde, intere e

               ben  fatte,  che  fu  un  bellissimo  getto.  Onde  messosi  a  rinettarle  e
               finirle,  le  ridusse  a  quella  perfezzione  che  al  presente  si  vede,  che
               non potrebbe esser maggiore, perché in San Tommaso si scorge la
               incredulità e la troppa voglia di chiarirsi del fatto, et in un medesimo
               tempo l'amore che gli fa con bellissima maniera metter la mano al

               costato di Cristo; et in esso Cristo, il quale con liberalissima attitudine
               alza un braccio et aprendo la veste chiarisce il dubbio dell'incredulo
               discepolo, è tutta quella grazia e divinità, per dir così, che può l'arte

               dar a una figura. E l'avere Andrea ambedue queste figure vestite di
               bellissimi e bene accomodati panni, fa conoscere che egli non meno
               sapeva  questa  arte  che  Donato,  Lorenzo  e  gl'altri  che  erano  stati
               inanzi a lui. Onde ben meritò questa opera d'esser in un tabernacolo,
               fatto  da  Donato,  collocata  e  di  essere  stata  poi  sempre  tenuta  in

               pregio e grandissima stima. Laonde non potendo la fama di Andrea
               andar più oltre né più crescere in quella professione, come persona a
               cui non bastava in una sola cosa essere eccellente, ma desiderava

               esser il medesimo in altre ancora, mediante lo studio, voltò l'animo
               alla pittura e così fece i cartoni d'una battaglia d'ignudi, disegnati di
               penna  molto  bene,  per  fargli  di  colore  in  una  facciata.  Fece
   673   674   675   676   677   678   679   680   681   682   683