Page 654 - Giorgio Vasari
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nicchia già detta del Duomo, tutto l'arco di quella cappella piena
d'Angeli; e parimente i portegli che chiuggono l'organo, e
cominciarono a mettere d'oro il palco. Quando poi in Pisa et in Siena
s'aveva a metter mano a grandissime opere, Domenico ammalò di
gravissima febbre, la pestilenza della quale in cinque giorni gli tolse
la vita. Essendo infermo, gli mandarono que' de' Tornabuoni a donare
cento ducati d'oro, mostrando l'amicizia e la familiarità sua e la
servitù che Domenico a Giovanni et a quella casa avea sempre
portata.
Visse Domenico 44 anni e fu con molte lagrime e con pietosi sospiri
da David e da Benedetto suoi fratelli e da Ridolfo suo figliuolo, con
belle esequie sepellito in S. Maria Novella, e fu tal perdita di molto
dolore agl'amici suoi; perché intesa la morte di lui, molti eccellenti
pittori forestieri scrissero a' suoi parenti dolendosi della sua
acerbissima morte. Restarono suoi discepoli David e Benedetto
Ghirlandai, Bastiano Mainardi da S. Gimignano e Michel Agnolo
Buonarotti fiorentino, Francesco Granaccio, Niccolò Cieco, Iacopo del
Tedesco, Iacopo dell'Indaco, Baldino Baldinelli et altri maestri, tutti
fiorentini. Morì nel 1493.
Arricchì Domenico l'arte della pittura del musaico più modernamente
lavorato che non fece nessun Toscano, d'infiniti che si provorono,
come lo mostrano le cose fatte da lui per poche ch'elle siano. Onde
per tal ricchezza e memoria, nell'arte merita grado et onore, et
essere celebrato con lode straordinarie dopo la morte.