Page 656 - Giorgio Vasari
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in  quella  città,  aperse  da  sé  una  bottega  di  orefice  magnifica  et
               onorata.  E  molti  anni  seguitò  l'arte,  disegnando  continuamente,  e
               faccendo  di  rilievo  cere  et  altre  fantasie,  che  in  brieve  tempo  lo
               fecero tenere (come egli era) il principale di quello esercizio. Era in
               questo tempo medesimo un altro orefice chiamato Maso Finiguerra, il

               quale  ebbe  nome  straordinario  e  meritamente,  ché  per  lavorare  il
               bulino e fare di niello, non si era veduto mai chi in piccoli o grandi
               spazii facesse tanto numero di figure quante ne faceva egli; sì come

               lo  dimostrano  ancora  certe  paci,  lavorate  da  lui  in  S.  Giovanni  di
               Fiorenza,  con  istorie  minutissime  de  la  Passione  di  Cristo.  Costui
               disegnò  benissimo  et  assai,  e  nel  libro  nostro  v'è  dimolte  carte  di
               vestiti,  ignudi  e  di  storie  disegnate  d'acquerello.  A  concorrenza  di
               costui fece Antonio alcune istorie, dove lo paragonò nella diligenzia e

               superollo  nel  disegno.  Per  la  qual  cosa  i  consoli  dell'Arte  de'
               Mercatanti, vedendo la eccellenzia di Antonio, deliberarono tra loro
               che  avendosi  a  fare  di  argento  alcune  istorie  nello  altare  di  S.

               Giovanni, sì come da varii maestri in diversi tempi sempre era stato
               usanza  di  fare,  che  Antonio  ancora  ne  lavorasse.  E  così  fu  fatto.  E
               riuscirono queste sue cose tanto eccellenti, che elle si conoscono fra
               tutte  l'altre  per  le  migliori;  e  furono  la  cena  d'Erode  et  il  ballo
               d'Erodiana;  ma  sopra  tutto  fu  bellissimo  il  S.  Giovanni,  che  è  nel

               mezzo dell'altare, tutto di cesello et opera molto lodata. Per il che gli
               allogarono  i  detti  consoli,  i  candellieri  de  l'argento,  di  braccia  tre
               l'uno, e la croce a proporzione, dove egli lavorò tanta roba d'intaglio

               e la condusse a tanta perfezzione, che e da' forestieri e da' terrazzani
               sempre  è  stata  tenuta  cosa  maravigliosa.  Durò  in  questo  mestiero
               infinite fatiche, sì ne' lavori che e' fece d'oro, come in quelli di smalto
               e  di  argento;  in  fra  le  quali  sono  alcune  paci  in  S.  Giovanni,
               bellissime,  che  di  colorito  a  fuoco  sono  di  sorte,  che  col  penello  si

               potrebbono poco migliorare. Et in altre chiese di Fiorenza e di Roma,
               et  altri  luoghi  d'Italia  si  veggono  di  suo  smalti  miracolosi.  Insegnò
               quest'arte a Mazzingo fiorentino et a Giuliano del Facchino, maestri

               ragionevoli,  et  a  Giovanni  Turini  sanese,  che  avanzò  questi  suoi
               compagni assai in questo mestiero, del quale da Antonio di Salvi in
               qua,  (che  fece  di  molte  cose  e  buone,  come  una  croce  grande
               d'argento nella Badia di Firenze, et altri lavori) non s'è veduto gran
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