Page 657 - Giorgio Vasari
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fatto, cose che se ne possa far conto staordinario. Ma, e di queste e
               di quelle de' Pollaiuoli, molte per i bisogni della città nel tempo della
               guerra, sono state dal fuoco destrutte e guaste. Laonde, conoscendo
               egli che quell'arte non dava molta vita alle fatiche de' suoi artefici, si
               risolvé  per  desiderio  di  più  lunga  memoria,  non  attendere  più  ad

               essa. E così avendo egli Piero suo fratello che attendeva alla pittura,
               si accostò a quello per imparare i modi del maneggiare et adoperare i
               colori, parendoli un'arte tanto differente da l'orefice, che se egli non

               avesse così prestamente resoluto d'abandonare quella prima in tutto,
               e' sarebbe forse stata ora che e' non arebbe voluto esservisi voltato.
               Per la qual cosa spronato dalla vergogna più che dall'utile, appresa in
               non molti mesi la pratica del colorire, diventò maestro eccellente. Et
               unitosi in tutto con Piero lavorarono in compagnia dimolte pitture. Fra

               le  quali  per  dilettarsi  molto  del  colorito,  fecero  al  cardinale  di
               Portogallo una tavola a olio in San Miniato al Monte, fuori di Fiorenza,
               la quale fu posta sull'altar della sua cappella, e vi dipinsero dentro S.

               Iacopo Apostolo, S. Eustachio e San Vincenzio, che sono stati molto
               lodati. E Piero particolarmente vi fece in sul muro a olio, il che aveva
               imparato da Andrea del Castagno, nelle quadrature degl'angoli sotto
               l'architrave, dove girano i mezzi tondi degl'archi, alcuni Profeti; et in
               un mezzo tondo una Nunziata con tre figure. Et a' capitani di parte

               dipinse, in un mezzo tondo, una Nostra Donna col Figliuolo in collo et
               un fregio di Serafini intorno, pur lavorato a olio. Dipinsero ancora in
               S. Michele in Orto, in un pilastro in tela a olio, un Angelo Raffaello con

               Tobia; e fecero nella Mercatanzia di Fiorenza alcune virtù, in quello
               stesso luogo dove siede, pro tribunali, il magistrato di quella. Ritrasse
               di naturale Messer Poggio, segretario della Signoria di Fiorenza, che
               scrisse  l'istoria  fiorentina  dopo  Messer  Lionardo  d'Arezzo,  e  Messer
               Giannozzo  Manetti,  persona  dotta  e  stimata  assai,  nel  medesimo

               luogo  dove  da  altri  maestri  assai  prima  erano  ritratti  Zanobi  da
               Strada, poeta fiorentino, Donato Acciaiuoli et altri. Nel Proconsolo e
               nella  cappella  de'  Pucci  a  S.  Sebastiano  de'  Servi,  fece  la  tavola

               dell'altare  che è cosa eccellente e rara, dove sono cavalli mirabili,
               ignudi e figure bellissime in iscorto, et il S. Sebastiano stesso ritratto
               dal  vivo,  cioè  da  Gino  di  Lodovico  Capponi  e  fu  quest'opera  la  più
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