Page 633 - Giorgio Vasari
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in tavola, nella chiesa di S. Piero, dove ritrasse la città d'Arezzo nella
               forma propria che aveva in quel tempo, molto diversa da quella che è
               oggi; et un altro il quale fu molto migliore che li due sopra detti, in
               una  tavola  ch'è  nella  chiesa  della  Pieve  d'Arezzo  alla  cappella  de'
               Lippi; il quale S. Rocco è una bella e rara figura, e quasi la meglio che

               mai facesse, e la testa e le mani non possono essere più belle né più
               naturali.  Nella  medesima  città  d'Arezzo  fece  in  una  tavola  in  San
               Piero,  dove  stanno  frati  de'  Servi,  un  agnolo  Raffaello,  e  nel

               medesimo luogo fece il ritratto del beato Iacopo Filippo da Piacenza.
               Dopo,  condotto  a  Roma,  lavorò  una  storia  nella  cappella  di  papa
               Sisto, in compagnia di Luca da Cortona e di Pietro Perugino. E tornato
               in  Arezzo  fece  nella  cappella  de'  Gozzari  in  Vescovado  un  San
               Girolamo in penitenza, il quale essendo magro e raso e con gl'occhi

               fermi  attentissimamente  nel  crucifisso  e  percotendosi  il  petto,  fa
               benissimo conoscere quanto l'ardor d'amore in quelle consumatissime
               carni  possa  travagliare  la  virginità.  E  per  quell'opera  fece  un  sasso

               grandissimo con alcune altre grotte di sassi, fra le rotture delle quali
               fece  di  figure  piccole,  molto  graziose,  alcune  storie  di  quel  Santo.
               Dopo  in  Santo  Agostino  lavorò  per  le  monache,  come  si  dice,  del
               Terzo  Ordine,  in  una  capella  a  fresco  una  coronazione  di  Nostra
               Donna molto lodata e molto ben fatta; e sotto a questa, in un'altra

               cappella,  una  Assunta  con  alcuni  Angeli  in  una  gran  tavola  molto
               bene abbigliati di panni sottili; e questa tavola, per cosa lavorata a
               tempera,  è  molto  lodata  et  invero  fu  fatta  con  buon  disegno  e

               condotta  con  diligenza  straordinaria.  Dipinse  il  medesimo  a  fresco,
               nel mezzo tondo che è sopra la porta della chiesa di San Donato nella
               fortezza d'Arezzo, la Nostra Donna col Figlio in collo, San Donato e
               San Giovanni Gualberto, che tutte sono molto belle figure. Nella badia
               di Santa Fiore, in detta città, è di sua mano una cappella all'entrar

               della  chiesa  per  la  porta  principale,  dentro  la  quale  è  un  San
               Benedetto et altri Santi fatti con molta grazia e con buona pratica e
               dolcezza.  Dipinse  similmente  a  Gentile  Urbinate,  vescovo  aretino

               molto  suo  amico  e  col  quale  viveva  quasi  sempre,  nel  palazzo  del
               Vescovado in una cappella, un Cristo morto, et in una loggia ritrasse
               esso vescovo, il suo vicario e ser Matteo Francini suo notaio di banco
               che  gli  legge  una  bolla;  vi  ritrasse  parimente  se  stesso  et  alcuni
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