Page 637 - Giorgio Vasari
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il Capanna, pittor sanese ragionevol maestro, che a Siena fece tante
               facciate  di  chiaro  scuro  e  tante  tavole,  e  se  fusse  ito  per  vita,  si
               faceva  molto  onore  nell'arte,  secondo  che  da  quel  poco  che  aveva
               fatto si può giudicare. Avea Domenico fatto alla Fraternità d'Arezzo
               uno baldacchino dipinto a olio, cosa ricca e di grande spesa, il quale

               non  ha  molti  anni  che  prestato  per  fare  in  S.  Francesco  una
               rappresentazione di S. Giovanni e Paulo, per adornarne un paradiso
               vicino al tetto della chiesa, essendosi dalla gran copia de' lumi acceso

               il fuoco, arse insieme con quel che rapresentava Dio Padre, che per
               esser legato non potette fuggire come feciono gli Angioli, e con molti
               paramenti  e  con  gran  danno  degli  spettatori,  i  quali  spaventati
               dall'incendio, volendo con furia uscire di chiesa mentre ognuno vuole
               essere il primo, nella calca ne scoppiò intorno a LXXX, che fu cosa

               molto  compassionevole.  E  questo  baldacchino  fu  poi  rifatto  con
               maggior ricchezza e dipinto da Giorgio Vasari. Diedesi poi Domenico a
               fare finestre di vetro, e di sua mano n'erano tre in Vescovado, che per

               le  guerre  furon  rovinate  dall'artiglieria.  Fu  anche  creato  dal
               medesimo,  Angelo  di  Lorentino  pittore,  il  quale  ebbe  assai  buono
               ingegno; lavorò l'arco sopra la porta di S. Domenico; se fusse stato
               aiutato sarebbe fattosi bonissimo maestro.

               Morì l'abbate d'anni LXXXIII e lasciò imperfetto il tempio della Nostra
               Donna delle Lacrime, del quale aveva fatto il modello, et il quale è

               poi da diversi stato finito. Merita dunque costui di essere lodato, per
               miniatore,  architetto,  pittore  e  musico.  Gli  fu  data  dai  suoi  monaci
               sepoltura  in  S.  Clemente,  sua  badia,  e  tanto  sono  state  stimate
               sempre l'opere sue in detta città, e sopra il sepolcro suo si leggono

               questi versi:


               Pignebat docte Zeusis; condebat et aedes

               Nicon; Pan capripes, fistula prima tua est.

               Non tamen ex vobis mecum certaverit ullus:

               quae tres fecistis unicus haec facio.
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