Page 631 - Giorgio Vasari
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ciascun  castello  che  offerisce  cero,  uno,  e  ne  furono  fatti  insino  in
               dieci per onorare detta festa magnificamente, ma non si seguitò per
               gl'accidenti  che  poco  poi  sopravennero.  Quel  primo  dunque  della
               Zecca fu, per ordine del Cecca, fatto da Domenico, Marco e Giuliano
               del  Tasso,  che  allora  erano  de'  primi  maestri  di  legname  che  in

               Fiorenza lavorassero di quadro e d'intaglio; et in esso sono da esser
               lodate assai, oltre all'altre cose, le ruote da basso, che si schiodano
               per potere alle svolte de' canti girare quello edifizio et accommodarlo

               di maniera che scrolli meno che sia possibile, e massimamente per
               rispetto di coloro che di sopra vi stanno legati. Fece il medesimo un
               edifizio  per  nettare  e  racconciare  il  musaico  della  tribuna  di  S.
               Giovanni, che si girava, alzava, abbassava et accostava, secondo che
               altri  voleva,  e  con  tanta  agevolezza  che  due  persone  lo  potevano

               maneggiare; la qual cosa diede al Cecca reputazione grandissima.

               Costui  quando  i  Fiorentini  avevano  l'essercito  intorno  a  Piancaldoli,
               con l'ingegno suo fece sì che i soldati vi entrarono dentro per via di
               mine, senza colpo di spada. Dopo seguitando più oltre il medesimo
               esercito a certe altre castella, come volle la mala sorte, volendo egli

               misurare  alcune  altezze  in  un  luogo  difficile,  fu  occiso;  perciò  che
               avendo messo il capo fuor del muro per mandar un filo abbasso, un
               prete,  che  era  fra  gl'avversarii,  i  quali  più  temevano  l'ingegno  del
               Cecca che le forze di tutto il campo, scaricatoli una balestra a panca,

               gli conficcò di sorte un verettone nella testa che il poverello di subito
               se ne morì. Dolse molto a tutto l'essercito et ai suoi cittadini il danno
               e  la  perdita  del  Cecca.  Ma  non  vi  essendo  rimedio  alcuno,  ne  lo
               rimandarono  in  cassa  a  Fiorenza,  dove  dalle  sorelle  gli  fu  data

               onorata  sepoltura  in  S.  Piero  Scheraggio,  e  sotto  il  suo  ritratto  di
               marmo fu posto lo infrascritto epitaffio:



               Fabrum Magister Cicca, natus oppidis vel obsidendis vel

               tuendis hic iacet. Vixit annos XXXXI. Menses IV.
               Dies XIIII. Obiit pro patria telo ictus. Piae sorores

               monumentum fecerunt MCCCCLXXXXVIIII.
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