Page 630 - Giorgio Vasari
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modo, con maschere grandi et altri abbigliamenti di panni o d'arme
               finte che avevano membra e capo di gigante vi montavano sopra, e
               destramente  caminando,  parevano  veramente  giganti;  avendo
               nondimeno inanzi uno che sosteneva una picca, sopra la quale con
               una mano si appoggiava esso gigante; ma per sì fatta guisa però che

               pareva che quella picca fusse una sua arme, cioè o mazza o lancia o
               un gran battaglio, come quello che Morgante usava, secondo i poeti
               romanzi, di portare. E sì come i giganti, così si facevano anche delle

               gigantesse, che certamente facevano un bello e maraviglioso vedere.
               I spiritelli poi da questi erano differenti, perché senza avere altra che
               la  propria  forma,  andavano  in  sui  detti  trampoli  alti  cinque  e  sei
               braccia, in modo che parevano proprio spiriti. E questi anco avevano
               inanzi uno che con una picca gl'aiutava. Si racconta nondimeno che

               alcuni  eziandio  senza  punto  appoggiarsi  a  cosa  veruna,  in  tanta
               altezza caminavano benissimo; e chi ha pratica de' cervelli fiorentini,
               so che di questo non si farà alcuna maraviglia; perché, lasciamo stare

               quello da Montughi di Firenze, che ha trapassati nel salir e giocolare
               sul canapo quanti insino a ora ne sono stati; chi ha conosciuto uno
               che si chiamava Ruvidino, il quale morì non sono anco dieci anni, sa
               che il salire ogni altezza sopra un canapo o fune, il saltar dalle mura
               di Firenze in terra et andare in su' trampoli molto più alti che quelli

               detti di sopra, gli era così agevole come a ciascuno caminare per lo
               piano.  Laonde  non  è  maraviglia  se  gl'uomini  di  que'  tempi,  che  in
               cotali cose o per prezo o per altro si esercitavano, facevano quelle

               che si sono dette di sopra, o maggiori cose.
               Non parlerò d'alcuni ceri che si dipignevano in varie fantasie, ma goffi

               tanto  che  hanno  dato  il  nome  ai  dipintori  plebei,  onde  si  dice  alle
               cattive pitture "fantocci da ceri", perché non mette conto; dirò bene
               che  al  tempo  del  Cecca  questi  furono  in  gran  parte  dismessi  et  in
               vece loro fatti i carri che simili ai triomfali sono oggi in uso. Il primo

               de'  quali  fu  il  carro  della  moneta,  il  quale  fu  condotto  a  quella
               perfezzione  che  oggi  si  vede,  quando  ogni  anno  per  detta  festa  è
               mandato fuori dai maestri e signori di Zecca, con un S. Giovanni in
               cima e molti altri Santi et Angeli da basso et intorno, rappresentati da

               persone  vive.  Fu  deliberato  non  è  molto  che  se  ne  facesse,  per
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