Page 626 - Giorgio Vasari
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che, quando non si combatteva, andava per il dominio rivedendo le
fortezze e le mura delle città e castelli ch'erano debili, et a quelli
dava il modo de' ripari e d'ogni altra cosa che bisognava. Dicesi che
le nuvole che andavano in Fiorenza, per la festa di S. Giovanni a
processione, cosa certo ingegnosissima e bella, furono invenzione del
Cecca, il quale, allora che la città usava di fare assai feste, era molto
in simili cose adoperato. E nel vero, come che oggi si siano cotali
feste e rappresentazioni quasi del tutto dismesse, erano spettacoli
molto belli, e se ne faceva non pure nelle Compagnie o vero
Fraternite, ma ancora nelle case private de' gentiluomini, i quali
usavano di far certe brigate e compagnie, et a certi tempi trovarsi
allegramente insieme; e fra essi sempre erano molti artefici
galantuomini che servivano, oltre all'essere capricciosi e piacevoli, a
far gl'apparati di cotali feste. Ma fra l'altre, quattro solennissime e
publiche si facevano quasi ogni anno, cioè una per ciascun quartiere,
eccetto S. Giovanni per la festa del quale si faceva una solennissima
processione, come si dirà: Santa Maria Novella quella di Santo
Ignazio, Santa Croce quella di S. Bartolomeo detto S. Baccio, S.
Spirito quella dello Spirito Santo et il Carmine quella dell'Ascensione
del Signore e quella dell'Assunzione di Nostra Donna. La quale festa
dell'Ascensione, perché dell'altre d'importanza si è ragionato o si
ragionerà, era bellissima; conciò fusse che Cristo era levato di sopra
un monte benissimo fatto di legname, da una nuvola piena d'Angeli e
portato in un cielo, lasciando gl'Apostoli in sul monte, tanto ben fatto
che era una maraviglia, e massimamente essendo alquanto maggiore
il detto cielo che quello di S. Felice in Piazza, ma quasi con i
medesimi ingegni. E perché la detta chiesa del Carmine, dove questa
rappresentazione si faceva, è più larga assai e più alta che quella di
S. Felice, oltre quella parte che riceveva il Cristo, si accommodava
alcuna volta, secondo che pareva, un altro cielo sopra la tribuna
maggiore, nel quale alcune ruote grandi fatte a guisa d'arcolai, che
dal centro alla superficie movevano con bellissimo ordine dieci giri
per i dieci cieli, erano tutti pieni di lumicini rapresentanti le stelle,
accommodati in lucernine di rame, con una schiodatura che sempre
che la ruota girava, restavano in piombo, nella maniera che certe
lanterne fanno, che oggi si usano comunemente da ognuno. Di