Page 627 - Giorgio Vasari
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questo cielo, che era veramente cosa bellissima, uscivano due canapi
               grossi tirati dal ponte o vero tramezzo che è in detta chiesa, sopra il
               quale  si  faceva  la  festa;  ai  quali  erano  infunate  per  ciascun  capo
               d'una braca, come si dice, due piccole taglie di bronzo, che reggevano
               un ferro ritto nella base d'un piano, sopra il quale stavano due angeli

               legati nella cintola, che, ritti, venivano contrapesati da un piombo che
               avevano sotto i piedi et un altro che era nella basa del piano di sotto
               dove posavano, il quale anco gli faceva venire parimente uniti. Et il

               tutto  era  coperto  da  molta  e  ben  acconcia  bambagia  che  faceva
               nuvola, piena di cherubini, serafini et altri angeli così fatti di diversi
               colori e molto bene accomodati. Questi, allentandosi un canapetto di
               sopra nel cielo, venivano giù per i due maggiori in sul detto tramezzo
               dove si recitava la festa, et annunziato a Cristo il suo dover salir in

               cielo, o fatto altro uffizio, perché il ferro dov'erano legati in cintola
               era  fermo  nel  piano  dove  posavan  i  piedi,  e'  si  giravan  intorno
               intorno;  quando  erano  usciti  e  quando  ritornavano,  potevan  far

               reverenza e voltarsi secondo che bisognava, onde nel tornar in su si
               voltava verso il cielo, e dopo erano per simile modo ritirati in alto.
               Questi  ingegni  dunque  e  queste  invenzioni,  si  dice  che  furono  del
               Cecca; perché se bene molto prima Filippo Bruneleschi n'aveva fatto
               de'  così  fatti,  vi  furono  nondimeno  con  molto  giudizio  molte  cose

               aggiunte dal Cecca. E da queste poi venne in pensiero al medesimo
               di fare le nuvole che andavano per la città a processione ogni anno
               alla vigilia di S. Giovanni; e l'altre cose che bellissime si facevano. E

               ciò era cura di costui per essere, come si è detto, persona che serviva
               il publico.

               Ora dunque non sarà se non bene con questa occasione dire alcune
               cose che in detta festa e processione si facevano, acciò ne passi ai
               posteri  memoria,  essendosi  oggi  per  la  maggior  parte  dismesse.
               Primieramente  adunque  la  piazza  di  S.  Giovanni  si  copriva  tutta  di

               tele azzurre, piene di gigli grandi fatti di tela gialla e cucitivi sopra; e
               nel  mezzo  erano,  in  altuni  tondi  pur  di  tela  e  grandi  braccia  dieci,
               l'arme del popolo e Comune di Firenze, quella de' capitani di Parte
               Guelfa  et  altre;  et  intorno  intorno  negl'estremi  del  detto  cielo,  che

               tutta la piazza come grandissima sia ricopriva, pendevano drappelloni
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