Page 618 - Giorgio Vasari
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monaci di quel monasterio; nella quale storia sono molte figure
ritratte di naturale et altre figure bellissime. Non molto dopo,
essendo in Turchia portati da un ambasciadore alcuni ritratti al Gran
Turco, recarono tanto stupore e maraviglia a quello imperatore che,
se bene sono fra loro per la legge maumettana proibite le pitture,
l'accettò nondimeno di bonissima voglia, lodando senza fine il
magisterio e l'artefice; e, che è più, chiese che gli fusse il maestro di
quello mandato, onde considerando il senato che per essere Giovanni
in età che male poteva sopportare disagi, senza che non volevano
privare di tant'uomo la loro città, avendo egli massimamente allora le
mani nella già detta sala del gran consiglio, si risolverono di mandarvi
Gentile suo fratello, considerato che farebbe il medesimo che
Giovanni. Fatto dunque mettere a ordine Gentile, sopra le loro galee
lo condussono a salvamento in Gostantinopoli, dove essendo
presentato dal balio della Signoria a Maumetto, fu veduto volentieri e
come cosa nuova molto accarezzato; e massimamente avendo egli
presentato a quel prencipe una vaghissima pittura che fu da lui
ammirata, il quale quasi non poteva credere che un uomo mortale
avesse in sé tanta quasi divinità che potesse esprimere sì vivamente
le cose della natura. Non vi dimorò molto Gentile che ritrasse esso
imperator Maumetto di naturale tanto bene, che era tenuto un
miracolo. Il quale imperatore, dopo aver veduto molte sperienze di
quell'arte, dimandò Gentile se gli dava il cuor di dipignere se
medesimo; et avendo Gentile risposto che sì, non passò molti giorni
che si ritrasse a una spera tanto proprio che pareva vivo; e portatolo
al signore, fu tanta la maraviglia che di ciò si fece, che non poteva se
non imaginarsi che egli avesse qualche divino spirito addosso. E se
non fusse stato che, come si è detto, è per legge vietato fra' turchi
quell'esercizio, non averebbe quello imperator mai licenziato Gentile.
Ma, o per dubbio che non si mormorasse, o per altro, fattolo venir un
giorno a sé, lo fece primieramente ringraziar delle cortesie usate et
appresso lo lodò maravigliosamente per uomo eccellentissimo, poi
dettogli che domandasse che grazia volesse, che gli sarebbe senza
fallo conceduta, Gentile, come modesto e da bene, niente altro
chiese, salvo che una lettera di favore, per la quale lo raccomandasse
al serenissimo senato et illustrissima signoria di Vinezia sua patria. Il