Page 617 - Giorgio Vasari
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Giovanni, si vede papa Alessandro, l'imperatore et il doge giugnere a
               Roma, dove fuor della porta gli è presentato dal clero e dal popolo
               romano otto stendardi di varii colori et otto trombe d'argento, le quali
               egli dona al doge; acciò l'abbia per insegna egli et i sucessori suoi.
               Qui  ritrasse  Giovanni  Roma  in  prospettiva  alquanto  lontana,  gran

               numero  di  cavalli,  infiniti  pedoni,  molte  bandiere  et  altri  segni
               d'allegrezza  sopra  Castel  Sant'Agnolo.  E  perché  piacquero
               infinitamente  queste  opere  di  Giovanni,  che  sono  veramente

               bellissime,  si  dava  a  punto  ordine  di  fargli  fare  tutto  il  restante  di
               quella sala, quando si morì, essendo già vecchio.

               Ma perché insin qui non si è d'altro che della sala ragionato, per non
               interrompere  le  storie  di  quella,  ora  tornando  alquanto  a  dietro,
               diciamo che di mano del medesimo si veggiono molte opere; ciò sono
               una tavola, che è oggi in Pesero in S. Domenico all'altar maggiore;

               nella chiesa di S. Zacheria di Vinezia, alla cappella di S. Girolamo, è in
               una  tavola  una  Nostra  Donna  con  molti  Santi,  condotta  con  gran
               diligenza,  et  un  casamento  fatto  con  molto  giudizio;  e  nella
               medesima città, nella sagrestia de' frati minori, detta la Ca' grande,

               n'è  un'altra  di  mano  del  medesimo  fatta  con  bel  disegno  e  buona
               maniera. Una similmente n'è in S. Michele di Murano, monasterio de'
               monaci camaldolensi; et in S. Francesco della Vigna, dove stanno frati
               del Zoccolo, nella chiesa vecchia, era in un quadro un Cristo morto,

               tanto  bello  che  que'  signori,  essendo  quello  molto  celebrato  a
               Lodovico Undecimo re di Francia, furono quasi forzati, domandandolo
               egli con istanza, se ben mal volentieri, a compiacernelo. In luogo del
               quale ne fu messo un altro col nome del medesimo Giovanni, ma non

               così bello, né così ben condotto come il primo. E credono alcuni che
               questo ultimo per lo più fusse lavorato da Girolamo Mocetto, creato di
               Giovanni. Nella Confraternita parimente di S. Girolamo è un'opera del
               medesimo Bellino di figure piccole, molto lodate, et in casa Messer

               Giorgio Cornaro è un quadro similmente bellissimo, dentrovi Cristo,
               Cleofas e Luca. Nella sopra detta sala dipinse ancora, ma non già in
               quel  tempo  medesimo,  una  storia,  quando  i  viniziani  cavano  del
               monasterio  della  Carità  non  so  che  papa,  il  quale,  fuggitosi  in

               Vinegia,  aveva  nascosamente  servito  per  cuoco  molto  tempo  ai
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