Page 579 - Giorgio Vasari
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VITA DI PESELLO E FRANCESCO PESELLI PITTORI
               FIORENTINI



               Rare  volte  suole  avvenire  che  i  discepoli  de'  maestri  rari,  se
               osservano i documenti di quegli, non divenghino molto eccellenti, e
               che  se  pure  non  se  gli  lasciano  dopo  le  spalle,  non  gli  pareggino

               almeno,  e  si  agguaglino  a  loro  in  tutto.  Perché  il  sollecito  fervore
               della imitazione, con la assiduità dello studio, ha forza di pareggiare
               la virtù di chi gli dimostra il vero modo dell'operare. Laonde vengono i
               discepoli a farsi tali che e' concorrono poi co' maestri e gli avanzano
               agevolmente, per essere sempre poca fatica lo aggiugnere a quello

               che  è  stato  da  altri  trovato.  E  che  questo  sia  il  vero,  Francesco  di
               Pesello imitò talmente la maniera di fra' Filippo, che se la morte non
               ce lo toglieva così acerbo di gran lunga lo superava. Conoscesi ancora

               che  Pesello  imitò  la  maniera  d'Andrea  dal  Castagno  e  tanto  prese
               piacer del contrafare animali e di tenerne sempre in casa vivi d'ogni
               specie, che e' fece quegli sì pronti e vivaci, che in quella professione
               non ebbe alcuno nel suo tempo che gli facesse paragone. Stette fino
               all'età di trent'anni sotto la disciplina d'Andrea, imparando da lui, e

               divenne  bonissimo  maestro.  Onde,  avendo  dato  buon  saggio  del
               saper suo, gli fu dalla Signoria di Fiorenza fatto dipignere una tavola
               a  tempera,  quando  i  Magi  offeriscono  a  Cristo,  che  fu  collocata  a

               mezza scala del loro palazzo, per la quale Pesello acquistò gran fama,
               e  massimamente  avendo  in  essa  fatto  alcuni  ritratti,  e  fra  gl'altri
               quello di Donato Acciaiuoli. Fece ancora alla cappella de' Cavalcanti in
               Santa Croce, sotto la Nunziata di Donato, una predella con figurine
               piccole, dentrovi storie di San Niccolò, e lavorò in casa de' Medici una

               spalliera d'animali molto bella, et alcuni corpi di cassoni, con storiette
               piccole di giostre di cavalli. E veggonsi in detta casa sino al dì d'oggi
               di mano sua alcune tele di leoni, i quali s'affacciano a una grata, che

               paiono vivissimi; et altri ne fece fuori, e similmente uno che con un
               serpente combatte; e colorì in un'altra tela un bue et una volpe con
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