Page 574 - Giorgio Vasari
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VITA DI GENTILE DA FABRIANO E DI VITTORE PISANELLO
               VERONESE PITTORI



               Grandissimo vantaggio ha chi resta in un avviamento dopo la morte
               d'uno che si abbia con qualche rara virtù onore procacciato e fama,
               perciò  che  senza  molta  fatica,  solo  che  seguiti  in  qualche  parte  le

               vestigie del maestro, perviene quasi sempre ad onorato fine, dove, se
               per  sé  solo  avesse  a  pervenire,  bisognarebbe  più  lungo  tempo  e
               fatiche  maggiori  assai.  Il  che,  oltre  molti  altri,  si  potette  vedere  e
               toccare, come si dice, con mano in Pisano o vero Pisanello, pittore
               veronese; il quale, essendo stato molti anni in Fiorenza con Andrea

               dal  Castagno,  et  avendo  l'opere  di  lui  finito,  dopo  che  fu  morto,
               s'acquistò tanto credito col nome d'Andrea, che venendo in Fiorenza
               papa  Martino  Quinto,  ne  lo  menò  seco  a  Roma,  dove  in  S.  Ianni

               Laterano gli fece fare in fresco alcune storie, che sono vaghissime e
               belle  al  possibile;  perché  egli  in  quelle  abondantissimamente  mise
               una sorte d'azzurro oltramarino datogli dal detto Papa, sì bello e sì
               colorito che non ha avuto ancora paragone. Et a concorrenza di costui
               dipinse Gentile da Fabriano alcune altre storie, sotto alle sopra dette;

               di che fa menzione il Platina nella vita di quel Pontefice, il quale narra
               che avendo fatto rifare il pavimento di San Giovanni Laterano, et il
               palco et il tetto, Gentile dipinse molte cose, et in fra l'altre figure, di

               terretta  tra  le  finestre,  in  chiaro  e  scuro,  alcuni  profeti,  che  sono
               tenuti le migliori pitture di tutta quell'opera. Fece il medesimo Gentile
               infiniti lavori nella Marca, e particolarmente in Agobbio, dove ancora
               se  ne  veggiono  alcuni,  e  similmente  per  tutto  lo  stato  d'Urbino.
               Lavorò in S. Giovanni di Siena, et in Fiorenza, nella sagrestia di Santa

               Trinita, fece in una tavola la storia de' Magi, nella quale ritrasse se
               stesso di naturale. Et in San Niccolò alla porta a S. Miniato, per la
               famiglia  de'  Quaratesi,  fece  la  tavola  dell'altar  maggiore,  che  di

               quante cose ho veduto di mano di costui a me senza dubbio pare la
               migliore,  perché  oltre  alla  Nostra  Donna  e  molti  Santi  che  le  sono
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