Page 577 - Giorgio Vasari
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lettera  volgare,  che  egli  scrive  al  signor  duca  Cosimo,  la  quale  si
               legge  stampata  con  molte  altre,  dice  parlando  di  Vittore  Pisano
               queste parole:



               Costui  fu  ancora  prestantissimo  nell'opera  de'  bassi  rilievi,  stimati
               difficilissimi  dagl'artefici,  perché  sono  il  mezzo  tra  il  piano  delle
               pitture e 'l tondo delle statue. E perciò si veggiono di sua mano molte
               lodate  medaglie  di  gran  principi,  fatte  in  forma  maiuscola  della

               misura propria di quel riverso che il Guidi mi ha mandato del cavallo
               armato. Fra le quali io ho quella del gran re Alfonso in Zazzera, con
               un riverso d'una celata capitanale; quella di papa Martino, con l'arme
               di  casa  Colonna  per  riverso;  quella  di  sultan  Maomete  che  prese

               Costantinupoli,  con  lui  medesimo  a  cavallo  in  abito  turchesco,  con
               una  sferza  in  mano;  Sigismondo  Malatesta,  con  un  riverso  di
               madonna  Isotta  d'Arimino,  e  Niccolò  Piccinino  con  un  berettone
               bislungo in testa, col detto riverso del Guidi, il quale rimando. Oltra

               questo  ho  ancora  una  bellissima  medaglia  di  Giovanni  Paleologo
               imperatore  de  Costantinopoli,  con  quel  bizzarro  cappello  alla
               grecanica,  che  solevano  portare  gl'imperatori;  e  fu  fatta  da  esso
               Pisano  in  Fiorenza,  al  tempo  del  Concilio  d'Eugenio,  ove  si  trovò  il

               prefato imperadore, ch'ha per riverso la croce di Cristo, sostentata da
               due mani, verbigrazia dalla latina e dalla greca.



               In sin qui il Giovio, con quello che seguita. Ritrasse anco in medaglia
               Filippo  de'  Medici,  arcivescovo  di  Pisa,  Braccio  da  Montone,  Giovan
               Galeazzo Visconti, Carlo Malatesta signor d'Arimino, Giovan Caracciolo
               gran siniscalco di Napoli, Borso et Ercole da Este e molti altri signori

               et uomini segnalati per arme e per lettere. Costui meritò per la fama
               e  riputazione  sua  in  questa  arte,  essere  celebrato  da  grandissimi
               uomini  e  rari  scrittori,  perché  oltre  quello  che  ne  scrisse  il  Biondo,

               come  si  è  detto,  fu  molto  lodato  in  un  poema  latino  da  Guerino
               Vecchio  suo  compatriota  e  grandissimo  litterato  e  scrittore  di  que'
               tempi;  del  qual  poema,  che  dal  cognome  di  costui  fu  intitolato  il
               Pisano  del  Guerino,  fa  onorata  menzione  esso  Biondo.  Fu  anco
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